La partecipazione alla conferenza ASPO-5 (ovvero la quinta conferenza internazionale dell'ASPO, tenutasi a San Rossore, presso Pisa) è stata un'esperienza veramente interessante.
La cosa principale che è emersa è che non c'è un'unanimità riguardo alla data in cui si avrà il picco mondiale dell'offerta petrolifera. Le stime variano tra oggi e il 2020. La valutazione ufficiale di ASPO è per il 2010. In realtà però la data non è tanto importante, ciò che conta è che si verificherà molto presto, e non siamo assolutamente preparati per questo evento. Già ora, senza che ce ne accorgiamo, diventa sempre più arduo avere energia a basso costo, non solo monetario, ma anche energetico. Ad esempio, Charles Hall ha mostrato una sua stima dell'EROEI (rapporto tra energia "investita" nell'estrazione ed energia ottenuta) per il petrolio, che risulta essere pari a circa 25, mentre era probabilmente superiore a 100 negli anni '30, quando c'erano giacimenti a piccola profondità che era facile sfruttare. Per quanto riguarda i nuovi giacimenti, quelli che vengono scoperti adesso, l'EROEI è certamente più bassa, e si va avvicinando rapidamente a 1 (valore oltre il quale l'estrazione del petrolio non è più energeticamente conveniente)
Se la diagnosi è unanime, non così le soluzioni. Il gruppo di ASPO-France sosteneva a spada tratta la scelta nucleare come l'unica che possa consetirci di far fronte alla crisi energetica. Peccato che non tenessero in conto che si avrà ben presto un "picco dell'uranio", anche senza considerare tutti i problemi che il nucleare crea. E infatti la platea ha rumoreggiato parecchio.
Silenzio di tomba, invece, durante la presentazione di Terence Ward, esperto di questioni mediorientali, che ha pronosticato una guerra USA-Iran con probabile inizio a ottobre. Le motivazioni offerte sono molteplici, ma in particolare quella che a novembre ci saranno le elezioni per il Congresso USA, e una vittoria dei democratici potrebbe portare ad una richiesta di impeachment per Bush. Il quale, insieme ai pazzi che lo contornano, sarebbe disposto a tutto per evitarlo. Non so se questo sia uno scenario credibile o meno, anche se ciò che sta succedendo in Libano (con Israele che afferma che dietro il rapimento dei suoi due militari in realtà ci sarebbe l'Iran) non rassicura per nulla. Sentirsi dire che la terza guerra mondiale, che quasi certamente seguirebbe ad un attacco USA all'Iran, potrebbe essere tra tre mesi, fa venire i brividi. Come il fatto che tra gli obiettivi da colpire in Iran ci sono installazioni nucleari.
Molto interessante anche una presentazione sulla situazione del gas negli Stati Uniti. Che si può definire tragica: il nuovo inverno porterà gravi problemi agli statunitensi.
La presentazione migliore in assoluto è stata quella di Dennis Meadows, uno degli autori de "I limiti dello sviluppo". Si percepiva lo spessore culturale del personaggio, di chi per trent'anni ha saputo di aver avuto ragione, e ha lottato per farsi ascoltare, ma è stato zittito con metodi sleali (la leggenda metropolitana che "I limiti dello sviluppo" avesse sbagliato le previsioni è tuttora diffusissima). A ottobre uscirà la versione italiana della terza edizione de "I limiti dello sviluppo", e Meadows sarà a Roma per presentarla. Ci ha fatto sapere che non ce ne sarà una quarta, perché a quel punto sarà veramente troppo tardi per prevenire l'overshoot e il collasso. In generale, Meadows era piuttosto pessimista riguardo la possibilità di sostituire il petrolio in declino con altre fonti di energia, e ha in effetti fatto un esempio ("elaborato in aereo" ha detto) molto illuminante, legato al fatto che gli investimenti in altre fonti necessitano inizialmente di un certo tempo per ripagarsi: volendo realizzare una rapida crescita, questi deficit iniziali si cumulano, e si rischia di non riuscire ad arrivare in tempo ad un bilancio energetico positivo. Un'altra osservazione illuminante di Meadows è stata che dopo il successo iniziale de "I limiti dello sviluppo" il Club di Roma fu dimenticato perché additava il problema, ma non proponeva soluzioni. Il rischio è che nel giro di pochi anni anche ASPO faccia la medesima fine, se non inizierà ad essere più propositiva.
Chi scrive si è sentito molto piccolo, in questi due giorni. Tante cose sono in movimento, e ci sarebbe tantissimo da fare. Certo più che tenere un blog con cinque lettori abituali. C'è chi si sta dando molto da fare per creare modelli alternativi di vita, come Robert Hopkins di Transition Culture. Dovremmo iniziare anche noi, prima che sia troppo tardi.
Concludiamo con un sentito ringraziamento al prof. Ugo Bardi, che ha organizzato la conferenza.