31 gennaio 2007

Fame da biocarburanti

Sta succedendo ancora prima del previsto. La smania di nutrire i motori con i prodotti della terra, ovvero con i biocombustibili, sta già causando penuria alimentare. E' il caso del Messico, dove le tortillas, che sono l'elemento base della cucina messicana (come il pane da noi) sono quasi triplicate di prezzo, a causa della domanda in rapida crescita di etanolo. L'etanolo, ottenuto dal mais, viene utilizzato e incentivato come carburante negli USA, dai quali il Messico importa una frazione non piccola del proprio fabbisogno di mais. Speriamo almeno che questo serva a ricondurre alla ragione quelli che pensano che i biocarburanti siano la soluzione a tutti i problemi. Gli stessi che qualche anno fa invocavano l'idrogeno come soluzione a tutti i problemi. Mentre la soluzione è una sola, ovvero consumare meno, usare meno i mezzi di trasporto privati, e capire che il nostro consumismo porta morte e distruzione in angoli lontani del mondo.

Sulle tortillas, potete leggere l'articolo del Sole 24 Ore. Vi si parla anche della mancata autosufficienza alimentare del Messico, analizzandone le cause. Nessuno mai, però, che si preoccupi della nostra non-autosufficienza alimentare.

25 gennaio 2007

Treno o aereo?

Sono in partenza per la Sicilia. In vagone letto. Problema: visto che una carrozza letti trasporta un numero piuttosto limitato di persone, questo tipo di viaggio risulta comunque meno dispendioso in termini di risorse dell'analogo viaggio in aereo? Credo che la risposta non sia ovvia come il confronto tra l'aereo e un treno normale (in cui il treno stravince). Temo proprio che siano insostenibili entrambe le modalità. Comunque, rientrerò in aereo, e mi costerà meno della metà del vagone letto. E questo non credo proprio che rispecchi l'effettivo utilizzo di risorse.

In conseguenza di tutto ciò, è molto probabile che non ci sarà nessun aggiornamento del blog almeno fino a martedì prossimo.

24 gennaio 2007

Guerre stellari

La Cina ha appena effettuato con successo il test di un missile antisatellite, che lanciato dalla superficie terrestre è in grado di distruggere un satellite in orbita. Il missile ha disintegrato un vecchio satellite cinese che orbitava a 800 km di altezza. Gli USA hanno commentato che si tratta di un gesto "contrario allo spirito di cooperazione al quale entrambi i paesi aspirano nel settore spaziale civile".

Dichiarazione che sarebbe anche condivisibile, se non fosse che un paio di mesi fa il governo statunitense aveva rielaborato la propria dottrina riguardo all'uso dello spazio, rivendicando mano libera nell'uso dello spazio per la sicurezza nazionale, inclusa la possibilità di negarne l'accesso ai propri nemici. Stiamo quindi in realtà assistendo all'inizio di una nuova corsa agli armamenti relativa al controllo militare dello spazio. Il recente aggiustamento del Doomsday Clock ci pare quanto mai appropriato.

22 gennaio 2007

Verso il controllo totale

Pare che questo manifesto di sapore orwelliano (ricordate 1984?) sia effettivamente affisso nella metropolitana di Londra. Se non è uno scherzo, si tratta di qualcosa che dà parecchio da pensare.

19 gennaio 2007

Cinque minuti a mezzanotte

Chi si ricorda il "Doomsday clock" (in italiano sarebbe orologio dell'apocalisse)? Godeva di una certa popolarità durante la guerra fredda. Si tratta di una valutazione di quanto il mondo sia lontano dall'olocausto nucleare, fatta dal serissimo e autorevole Bulletin of Atomic Scientists. In pratica, la distanza che ci separa dal baratro finale, quello appunto della guerra nucleare, viene rappresentata come numero di minuti mancanti alla mezzanotte, la quale rappresenta appunto il disastro.

Questa valutazione viene aggiornata ogni quattro o cinque anni, sulla base di una valutazione della situazione internazionale. Partito nel 1947, quando l'orologio segnava 7 minuti della mezzanotte, ha avuto alti (17 minuti alla mezzanotte nel 1991, dopo la firma del Trattato di Riduzione delle Armi Strategiche, o START, tra USA e URSS) e bassi (2 minuti alla mezzanotte nel 1953, dopo i test delle prime bombe termonucleari attuati da USA e URSS, e 3 minuti alla mezzanotte nel 1984, a causa della corsa agli armamenti causata dall'amministrazione Reagan).

L'ultima valutazione risaliva al 2002, ed era di 7 minuti alla mezzanotte. E' adesso uscita una nuova valutazione, che sposta la lancetta a 5 minuti alla mezzanotte, a causa delle ambizioni nucleari di Iran e Corea del Nord, oltre che agli armamenti di USA e Russia. Siamo messi peggio oggi di quanto siamo mai stati durante tutti gli anni '60 e '70. C'è da dire che nella valutazione sono stati aggiunti, oltre al conflitto nucleare, anche gli effetti nefasti del cambiamento climatico e quelli delle biotecnologie. Non che la cosa sia di conforto.

Guardando l'andamento nel tempo della posizione dell'orologio (cliccare per ingrandire) si nota chiaramente come dal 1991 ad oggi siamo andati progressivamente avvicinandoci a quello che noi qui chiamiamo "il baratro". Né riusciamo a vedere all'orizzonte novità positive che ce ne possano allontanare. Volendo fare una estrapolazione lineare (procedura in realtà priva di senso per un sistema altamente non lineare come il consesso umano), il disastro dovrebbe avvenire intorno al 2012. Ripetiamo che questa previsione è basata su una procedura priva di fondamento scientifico. Comunque sia, allacciate le cinture....

Nota: La figura è stata ripresa dall'edizione in inglese di Wikipedia.

Desertificazione dell'Emilia Romagna

Gli allarmi si susseguono, ma sembra che i nostri governanti, troppo presi dalla costruzione di improbabili formazioni politiche di cui non si capisce lo scopo se non quello del mantenimento del potere fine a sé stesso, neanche se ne accorgano, o siano forse culturalmente incapaci di recepirli. Tantomeno li raccolgono le principali forze sociali, ancora preda dell'idea dello sviluppismo ad oltranza, basato sullo sfruttamento di risorse credute illimitate, e invece in costante e preoccupante calo.

Questo allarme è preso da Repubblica di qualche settimana fa, e fa venire i brividi, specie nell'ottica di quel concetto già più volte enunciato, e rilanciato anche dal contadino (grazie Ste!), che il cibo non cresce negli scaffali dei supermercati.

CLIMA: RISCHIO DESERTIFICAZIONE MINACCIA EMILIA-ROMAGNA

Nell'ambito dell'allarme-clima, il rischio desertificazione che da qualche anno preoccupa gli scienziati di tutto il mondo minaccia anche l'Italia e, al suo interno, non solo le regioni più a sud come Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna ma anche il centro nord e in particolare Toscana ed Emilia Romagna, che negli ultimi decenni hanno mostrato un peggioramento della situazione idrometeorologica e sono sempre piu' vulnerabili all'irregolarità delle precipitazioni. E' quanto è emerso già a novembre 2004 in un convegno di alto valore scientifico svoltosi a Rimini e in cui vennero analizzati i dati climatici relativi al 2003 che rivelarono già allora una tendenza negativa della condizione idrometeorologica dell'Emilia Romagna. I valori dell'Indice di Precipitazione Standardizzato segnalavano che l'Emilia Romagna negli ultimi 50 anni si è gradualmente impoverita di acqua nel terreno, tendendo ad assumere condizioni di moderata siccità solo a tratti severa.
In Emilia Romagna il consumo d'acqua dal 1975 al 2003 è passato da 1,882 a 2,125 milioni di metri cubi all'anno, con incrementi significativi nei consumi agricoli e civili. Come dire: piove di meno, i fiumi sono più asciutti ma si consuma di più. E la terra ne soffre.
Uno degli aspetti che rende preoccupante la situazione in Emilia Romagna riguarda il 'grande fiume', il Po, e il suo Delta, minacciato dal mare. Come è emerso da uno recente convegno svoltosi a fine novembre a Ferrara, il progressivo abbassamento del livello del suolo, infatti, e il sempre più frequente fenomeno dell'acqua alta, fanno sì che sempre più spesso, e più profondamente, l'acqua salina risalga lungo i rami del fiume. E questo, accanto alla limitata portata del fiume di questi ultimi mesi, minaccia il sistema ambientale, la flora e la fauna, e di conseguenza lo sviluppo socio economico dell'intero territorio.
Ma intanto la perdita di suolo fertile a causa delle speculazioni edilizie e della cementificazione sfrenata continua implacabile, anche in Emilia Romagna come nel resto d'Italia, una perdita irreversibile di una risorsa sempre meno abbondante. E' interessante leggere cosa scriveva il grande Antonio Cederna nel 1983, per rendersi conto che in quasi 25 anni nulla è cambiato, anzi è semmai accelerata la corsa verso quel "deserto di cemento, asfalto, immondizia e cenere" così suggestivamente evocato da Cederna.

16 gennaio 2007

Carestia?

Non abbiamo ancora menzionato, in quanto trattata abbondantemente dagli organi di informazione, la questione del caldo inverno che il riscaldamento globale ci sta infliggendo.
Vale però la pena di ricordare gli effetti nefasti che una simile alterazione delle stagioni può avere sull'agricoltura. Un comunicato della Confederazione Italiana Agricoltori dice tra l'altro:

Se persisterà l’attuale situazione e se soprattutto non ci saranno piogge e nevicate abbondanti, per l’agricoltura italiana sarà un vero e proprio tracollo. Oltre alla perdita di molte produzioni, anche i riflessi per l’economia nazionale saranno fortemente negativi. Incombe, quindi, minaccioso lo spettro del 2003, “anno horribilis” per il settore agricolo, quando, proprio a causa della siccità, si persero circa 5 miliardi di euro.
Il problema però non sono solo i soldi. A livello mondiale, le riserve di cereali, calcolate in giorni di consumo, sono già adesso ai minimi storici dall'inizio degli anni '70. Quest'anno, se continuerà ad essere così anomalo, potrebbe portare ad un ulteriore calo, rendendo sempre più vicino l'incubo di una carestia di larghe proporzioni (non dimentichiamo che c'è chi già ora vive situazioni di carestia, a causa dell'iniquo sistema economico che fa soffrire la fame anche quando ci sarebbe cibo per tutti).

E forse dovremmo cominciare anche a porci il problema di quanto il nostro paese sia autosufficiente da un punto di vista alimentare. Informazione che, almeno su internet, risulta molto difficile da reperire. Sempre il comunicato CIA ci informa che:
Insomma, una situazione -dice la Cia- allarmante per un settore, appunto quello agricolo, che è già costretto ad affrontare i problemi determinati da una persistente e preoccupante crisi strutturale che l’anno scorso ha ridotto la produzione (meno 2, 8 per cento), il valore aggiunto (meno 3,5 per cento) e i redditi degli agricoltori (meno 4,2 per cento).
Quindi, mentre la situazione climatica si aggrava, la nostra agricoltura va a fondo. Che sia il caso che cominciamo a considerare la possibilità che la penuria di cibo arrivi anche da noi? Quantomeno, è il caso di ricordare sempre che il cibo non nasce negli scaffali dei supermercati, ma nei campi, dove è necessaria una estensione adeguata di terreno (estensione che continua a diminuire a causa della speculazione edilizia), l'apporto del lavoro e dell'esperienza dei contadini, e, allo stato attuale delle cose, una buona quantità di combustibili fossili sotto forma di fertilizzanti, prodotti chimici vari, carburante per i macchinari, ecc. Tutte cose la cui disponibilità non è garantita per sempre.

Ma, certo, è molto più appassionante la costruzione del partito democratico...

15 gennaio 2007

Ma che votiamo a fare?

Da Repubblica:

BASE VICENZA: AMATO, ITALIA FAREBBE BENE A DIRE SI'
"L'allargamento della base militare Usa a Vicenza? "Credo che l'Italia farebbe bene a dire di sì, perché lo ha già detto, perché se sono sufficientemente informato c'è già stato un orientamento espresso in questo senso dal precedente governo e ora diventerebbe particolarmente delicato assumere una posizione diversa". E' il ministro dell'Interno Giuliano Amato ad affermarlo nella conferenza stampa conclusiva della prima giornata della riunione informale dei ministri della Giustizia e degli Interni in svolgimento a Dresda.
Insomma, voi scegliete pure il vostro governo, tanto poi si fa comunque quello che dice Washington. Il bello della "democrazia" bipolare.

12 gennaio 2007

La Cina ammonisce gli USA

La fonte è piuttosto oscura (YNet News), ma la notizia è di quelle che colpiscono: la Cina ammonisce gli USA di non impicciarsi delle sue relazioni commerciali, dopo che Washington aveva espresso preoccupazioni riguardo a un accordo relativo ad investimenti da parte di una azienda cinese nello sfruttamento di un giacimento di gas in Iran.

Che è come dire che le due grandi potenze, USA e Cina, iniziano ad entrare in attrito riguardo allo sfruttamento delle risorse energetiche. Sono solo le prime avvisaglie, ma con l'approssimarsi del picco dell'offerta mondiale di petrolio i motivi di dissidio sono inevitabilmente destinati a moltiplicarsi.

(via Petrolio)

09 gennaio 2007

Quando il mutuo ti costa un occhio

Il collasso dell'impero globale si fa sempre più prossimo, così come gli scenari di tecnologia e miseria così ben descritti dagli scrittori di fantascienza del filone cyberpunk. L'ultima novità, che apprendiamo dall'ANSA, è che sempre più persone sono costrette a vendere via internet organi o parti di essi per ripagare carte di credito, mutui e rate, oppure per finanziare un qualche affare. La fonte originale, il noto The Sun, potrebbe sembrare poco affidabile, tuttavia pare che si tratti di una serissima inchiesta giornalistica, e una ricerca mostra che molti altri giornali britannici hanno ripreso la notizia. Il giornale ha contattato un uomo che ha pubblicizzato su internet la sua disponibilità a vendere "un rene, una parte del fegato, e dopo tre mesi una cornea" per 100.000 dollari. Molti venditori di organi presenti sul sito su cui The Sun ha trovato l'annuncio vengono dai paesi poveri, come Filippine, Togo o Bangladesh. Ma un crescente numero si fa avanti da nazioni come Gran Bretagna, Usa, Australia e Francia. Si va da persone pesantemente indebitate, a gente che vuole pagare gli studi universitari al figlio. Lo stesso The Sun ha pubblicato un seguito dell'inchiesta, con tanto di foto delle cicatrici di persone, in questo caso bulgari, che hanno venduto un rene.

Vengono subito in mente le pubblicità televisive delle varie agenzie di prestiti, dove allegre famigliole o arzilli pensionati si indebitano per finanziare spese voluttuarie quali le vacanze, sotto il benedicente sguardo di noti personaggi televisivi. E vengono in mente i continui tagli ai servizi pubblici fondamentali e alle pensioni, per non parlare del colossale furto che si sta consumando in questo periodo nella rassegnazione generale, lo scippo del Trattamento di Fine Rapporto, che verrà trasferito d'ufficio a fondi pensione destinati a collassare alla prima crisi di borsa. Nell'articolo non si fa menzione di italiani, ma ci arriveremo anche noi, prima o poi. Un po' dopo il mondo anglosassone, come sempre, ma ci arriveremo.

Aggiornamento: ci stiamo già arrivando. Leggete bene tutti gli annunci pubblicati qui.

07 gennaio 2007

Israele si prepara all'uso di armi nucleari

Una preoccupante notizia data dal Sunday Times, e rilanciata da ADNkronos:

IRAN: S. TIMES, ISRAELE VUOLE COLPIRE IMPIANTI CON ARMI NUCLEARI
STATO EBRAICO NON COMMENTA - TEHERAN, CHI CI ATTACCA SE NE PENTIRA'
Londra, 7 gen. - (Adnkronos) - Israele ha messo a punto piani segreti per distruggere gli impianti nucleari iraniani con armi tattiche nucleari. E' quanto rivela oggi il ''Sunday Times'', che cita fonti militari dello Stato ebraico, secondo cui due squadroni dell'Aeronautica si stanno addestrando per attaccare l'impianto di arricchimento dell'uranio di Natanz utilizzando ''bunker buster'' (ordigni capaci di penetrare nel sottosuolo) a bassa intensità nucleare. Altri due siti, sostiene il giornale, l'impianto ad acqua pesante di Arak e l'impianto di conversione dell'uranio di Isfahan, verrebbero colpiti con armi convenzionali.
Quello contro l'uso di armi nucleari, che disperdono nell'ambiente sostanze radioattive che rimangono tali per migliaia di anni, è uno dei pochi tabù rimasti, in quest'epoca di fosforo bianco e antrace spedito per posta. Violare questo tabù, e far diventare le armi nucleari di uso comune, significa esporre il nostro pianeta ad un progressivo inquinamento radioattivo, che farà crescere a dismisura i casi di cancro e di malformazioni, andando a degradare il patrimonio genetico nostro e di tutte le altre specie. Senza distinzione di etnia, colore della pelle o posizione sociale.

06 gennaio 2007

Italia a rischio desertificazione

E' un autorevole studio della Commissione Europea, di prossima pubblicazione, a dirlo: il riscaldamento globale potrebbe costare all' Europa migliaia di vite e miliardi di euro entro i prossimi 70 anni. Il quadro più grave riguarda proprio l' Italia che, insieme alla Spagna, potrebbe essere destinata a soffrire, si legge nel rapporto, di "siccità, riduzione della fertilità del suolo, incendi e altri fattori dovuti al cambiamento di clima". Potete leggere un resoconto su Repubblica. Oppure la notizia del Financial Times, dove tra l'altro si legge la frase, ignorata dai giornalisti nostrani, che i numeri di morti e di costi relativi all'Europa sono nulla rispetto ai decessi e al caos economico previsti per i paesi in via di sviluppo.

C'è anche una conferma di queste cupe predizioni che viene dal CNR. Ecco la notizia ANSA:

Clima: estati roventi, rischio coste
Precipitazioni piu' rare, desertificazione in Mezzogiorno
(ANSA)- ROMA, 6 GEN-Per l'Italia e' emergenza clima. L'allarme lanciato dalla Ue trova riscontro nell'analisi del Cnr. Estati italiane sempre piu' bollenti, con 3-5 gradi in piu'; precipitazioni piu' rare con un calo di acqua piovana estiva fino a 50 millimetri ma sempre piu' violente;frane e dissesto; rischi di desertificazione nel Mezzogiorno; 33 zone costiere a rischio inondazione.

03 gennaio 2007

L'Artico va a pezzi e le isole si inabissano

Dopo un autunno caldissimo, in questo inizio di inverno privo di neve apprendiamo un grave fatto avvenuto nell'Artico, dove un gigantesco iceberg (oltre 100 km quadrati, più grande di Manhattan) si è staccato da un'isola canadese e si è messo a vagare per il mare. L'iceberg, che era in origine uno dei sei maggiori ghiacciai dell'Artico canadese, si è staccato un anno e mezzo fa, ma la notizia è stata resa pubblica solo ora. Inutile dire che il riscaldamento globale è la causa di questo grave evento.
Potete leggere un articolo sull'argomento pubblicato da La Nuova Ecologia.

Intanto, l'isola di Lohachara, situata nella Baia del Bengala, è stata definitivamente sommersa dalle acque dell'oceano, il cui livello si innalza sempre a causa del riscaldamento globale che causa lo scioglimento dei ghiacci. L'isola era abitata, e gli abitanti sono stati evacuati. E' il primo lembo di terra abitata che soccombe agli effetti dell'eccessivo uso di combustibili fossili dell'uomo. Molte altre sono le isole destinate a fare la stessa fine, con una popolazione complessiva di 70.000 persone. Per approfondire, un articolo da Repubblica.

Mentre ancora ci sono saccenti e corrotti che pontificano sull'esistenza del riscaldamento globale, esistono persone che ne stanno pagando lo scotto sulla propria pelle. E si tratta solo delle prime avvisaglie degli effetti che vedremo nel prossimo futuro, specialmente quando anche l'agricoltura inizierà a risentirne seriamente.