02 luglio 2006

Sacrifici umani

Una notizia ANSA, di un tipo che è molto facile leggere:

(ANSA) - RAVENNA, 2 LUG - Un bimbo di sette anni di San Bartolo (Ravenna) in vacanza a Punta Marina e' morto investito da un'auto. Il piccolo viaggiava in bicicletta con i genitori e la sorella di 14 anni, quando e' stato investito assieme alla ragazzina da un'auto, guidata da un giovane di 21 anni di Imola. Il bimbo e' stato scaraventato contro un'auto in sosta ed e' morto in ospedale. L'investitore e' stato preso in consegna dalla polizia che indaga sulla dinamica dell'incidente.
Come dicevo, di ciclisti e pedoni falciati dalle auto ce ne sono ogni giorno, basta leggere le cronache locali dei giornali. Per non parlare di tutti coloro che perdono la vita in scontri fra auto, o di quelli, mai citati, che rimangono invalidi.

Come gli aztechi sacrificavano essere umani al dio del sole, la società industriale sacrifica ogni giorno esseri umani al culto dell'automobile. Che l'automobile sia un dio dei dei nostri tempi, capace di regalare soddisfazione, successo, potenza sessuale, è indubbio, e per chi ne dubitasse c'è il continuo lavaggio del cervello della pubblicità a propagare il sacro verbo. Meno noto è il continuo sacrificio di vite umane che essa esige. 6000 morti all'anno sulle strade italiane, 50.000 su quelle europee. 20 italiani al giorno vengono sacrificati sull'altare dell'automobile, molti di più quelli feriti, mutilati, invalidi.

La prossima volta che guarderete un gran premio di Formula 1, tifando (ovviamente) Ferrari, come ogni bravo italiano è tenuto a fare, riflettete su quale mostro state idolatrando.

Le nostre condoglianze, dal profondo del cuore, alla famiglia della piccola vittima citata nella notizia ANSA.

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