26 novembre 2006

Brazil

Apprendiamo dal blog di Mirumir che l'altroieri a Trieste, nell'ambito di Science Plus Fiction, festival del cinema di fantascienza, era presente Terry Gilliam, per una proiezione del suo ultimo film, Tideland, del 2005. Che, ovviamente, non trova distributori nell'Italia del cinema globalizzato, nonostante che sia, a detta di Mirumir, "davvero bellissimo" (o forse proprio per questo).

Gilliam ha dichiarato: "Quando eravamo negli Stati Uniti abbiamo pensato di far causa a Bush e alla sua cricca per aver cercato di fare un remake di Brazil. Che poi faceva anche meno ridere".

In effetti, ci sono inquietanti analogie tra la società totalitaria descritta nel bellissimo Brazil (se non l'avete già visto, dovete rimediare assolutamente) e certe pratiche promosse dall'amministrazione Bush. Un esempio è dato dalle due foto qui accluse. A voi di dire quale è Brazil e quale Guantanamo (cliccare per ingrandire). In realtà è facile, cambia il tono dei colori.

22 novembre 2006

Autunno

21 novembre 2006

Bullismo

Alcuni gravi fatti di cronaca che hanno visto come protagonisti dei minorenni hanno portato l'attenzione dei mezzi di comunicazione sul fenomeno del bullismo tra i giovani e nelle scuole, che a quanto pare è estremamente diffuso (vedi anche notizia ANSA).

Ciò che pochi sembrano disposti a riconoscere però è il fatto che la violenza e la voglia di sopraffazione diffuse tra i giovani non sono altro che lo specchio di ciò che avviene nella società. Sotto la facciata di perbenismo, la nostra società è in realtà permeata di violenza. Non violenza fisica, ma violenza intesa come desiderio di sopraffazione del prossimo.

Questo non può stupire. Innanzitutto perché il fondamento stesso del benessere di cui godono le società industrializzate è la sopraffazione di popolazioni lontane e l'appropriazione indebita delle loro risorse naturali, quello che con una parola desueta ma sempre attuale si chiama colonialismo. Ma anche perché decenni di supina accettazione delle "virtù" del libero mercato ci hanno portato a considerare come normale un rapporto tra le persone basato sullo scontro e non sulla collaborazione reciproca. Non per nulla, i segmenti di società in cui la violenza strisciante si palesa maggiormente sono quelli dell'imprenditoria e dell'artigianato, dove la mancanza di "reti di sicurezza" pone l'alternativa tra il galleggiare (economicamente parlando) e l'annegare, e se il galleggiare prevede mandare a fondo il prossimo, tanto peggio.

Intendiamoci, il libero mercato è un eccezionale strumento di allocazione ottimale delle risorse (peccato però che non consideri il valore intrinseco delle risorse naturali non rinnovabili). Il punto però è che questa allocazione ottimale viene realizzata al prezzo di mettere gli individui gli uni contro gli altri, ovvero di favorire la competizione a scapito della cooperazione, secondo la parola d'ordine che il perseguimento del vantaggio personale sarà di vantaggio anche per la società. Ovvio che da questa continua contrapposizione risulti una violenza strisciante, che pur non concretizzandosi in atti violenti propriamente detti (salvo casi particolari, in cui emerge in maniera dirompente, spesso in persone "insospettabili"), dà origine a rapporti umani permeati da sfiducia e da tentativi di sopraffazione. Chiunque di voi abbia preso una "fregatura" commerciale sa di cosa parlo. Io frego te per rifarmi del fatto che qualcuno ha fregato me. Ti faccio pagare più del dovuto per rifarmi del fatto che c'è chi non mi paga. Ti faccio causa perché la ditta che ti ha fatto il lavoro non mi ha pagato, e allora mi appiglio a cavilli legali per rifarmi su di te, anche se so che tu la ditta l'avevi già pagata (accade al sottoscritto). Ovvero, l'espressione nell'arena economica di quello che in altre sfere si chiama bullismo o nonnismo.

Dovremmo poi sorprenderci che i giovani seguano la medesima via nei loro rapporti reciproci? A dimostrazione di quanto dico, in uno dei gravi fatti di cronaca citati all'inizio il magistrato ha inflitto una condanna ai genitori, i quali negavano o minimizzavano la gravità del gesto (abuso sesssuale verso una undicenne) compiuto dai figli. Non vogliamo discutere della giustezza del provvedimento, ma solo citare questo caso a riprova del fatto che la violenza e il bullismo dei ragazzi trovano alimento in ciò che apprendono in famiglia, la quale a loro volta rispecchia i valori correnti della società.

La corsa verso il baratro è fatta anche di questo, di un sistema sociale in cui ogni individuo pensa solo a sé e alla propria famiglia, e trascorre la propria vita a combattere (metaforicamente) con coloro che lo circondano, e a sfruttare una fetta più grande possibile dei beni comuni. Questo comportamento, preso collettivamente, lungi dal produrre un beneficio complessivo, sta portando al collasso della nostra casa comune, il pianeta Terra, e getta le basi di conflitti che, man mano che le risorse inizieranno a scarseggiare, diventeranno sempre più gravi. Finché finiremo per accoltellarci a vicenda per le ultime gocce di benzina, o per il grano insufficiente per tutti, sempre nella convinzione di stare facendo il bene comune.

17 novembre 2006

Piccole potenze nucleari crescono

Il Senato USA ha approvato uno storico accordo di collaborazione nucleare con l'India, paese che non ha firmato il trattato di non proliferazione delle armi nucleari. L'accordo prevede il trasferimento di tecnologia nucleare civile all'India. Ma si sa che tra civile e militare, in campo nucleare, il passo è breve. Perché l'India sì e l'Iran no? Forse perché l'India ha una funzione strategica in chiave anti-cinese?

Nel frattempo, il Pakistan, storico antagonista dell'India, ha effettuato un test del missile balistico a medio raggio Hatf 5 in grado di portare testate nucleari. Il missile ha una gittata di 1300 km, e può colpire l'India. Si prevede che l'India risponderà con un test analogo.

A me questi giochi di guerra mettono i brividi. E a voi?

14 novembre 2006

Facili prede

Oggi ho letto un post che mi ha colpito, in un blog su cui capitavo per la prima volta. Ve lo segnalo. Non so se tutto ciò che l'autore descrive è proprio così, o se ci ha messo un po' di ars scrivendi, ma è comunque uno spaccato terribilmente realistico di un società in rotta verso il baratro. La nostra.

13 novembre 2006

Il papa, la fame e le risorse globali

Domenica all'Angelus papa Benedetto XVI ha detto delle cose che ci sono piaciute. Ha parlato della fame nel mondo, ricordando come 800 milioni di persone siano sottoalimentate. E ha detto che "per incidere su larga scala è necessario convertire il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche". Ancora, "Certamente occorre eliminare le cause strutturali legate al sistema di governo dell’economia mondiale, che destina la maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione. "

Questo è un blog laico, ma ci piace riportare anche parole di fonte religiosa, quanco ci sembra che vadano al cuore dei problemi. E ringraziamo il papa per aver ricordato che fame, problemi ambientali ed energetici sono riconducibili alla medesima radice, e per aver parlato contro le disuguaglianze. Per completezza, vogliamo anche obiettare che alla necessità di modificare il modello di sviluppo globale andrebbe affiancata quella di limitare la crescita della popolazione, non certo in modo coercitivo, ma rendendo disponibili a tutti gli uomini e soprattutto a tutte le donne le tecniche anticoncezionali. Questo perché in un pianeta di dimensioni finite le risorse pro capite saranno sempre meno quanto più grande sarà la popolazione umana. E perché molti ecosistemi sono al collasso proprio a causa della pressione antropica. Su questo, la Chiesa è purtroppo ancora molto indietro, e sta dalla stessa parte di quegli sviluppisti che si ostinano ad ignorare il fatto che viviamo in un pianeta di dimensioni e risorse finite.

Comunque sia, speriamo che questo discorso di Benedetto XVI sia preludio ad una sempre maggiore coscienza anche da parte cattolica dello stato di crisi che affligge il nostro amato pianeta, e che questo porti a stemperare l'ostinato antropocentrismo in una visione globale che veda l'uomo e l'ambiente come un insieme inscindibile, in cui la salvaguardia del secondo è necessaria per la vita del primo. Insomma, una "difesa della vita" che consideri tutte le molteplici forme che la vita assume, e soprattutto la ragnatela di connessioni che le lega le une alle altre.

San Francesco scrisse, quasi otto secoli fa:

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Ma quanti intendono veramente il senso di queste parole, oggi che sembra che il cibo nasca negli scaffali del supermercato? Bene ha fatto quindi il papa a dire che gli uomini dovrebbero "benedire il Creatore per ogni cosa: per l’aria e per l’acqua, preziosi elementi che sono a fondamento della vita sul nostro pianeta; come pure per gli alimenti".

10 novembre 2006

Meglio la guerra della cultura?

Da La Repubblica apprendiamo della stupefacente dichiarazione di Giulia Maria Crespi, presidentessa del Fondo per l'ambiente in Italia (FAI), noto in particolare per le sue iniziative dedicate alla riscoperta dei monumenti italiani "dimenticati". La Crespi ha dichiarato di aver saputo da Enrico Letta che la quota di 8 per mille dell'Irpef destinata dai cittadini italiani allo Stato, con l'obiettivo di impiegarla per l'arte, la cultura e il sociale, sia andata in gran parte a finanziare la guerra in Iraq e solo una minima parte per la fame nel mondo.

Ben conoscendo quanto siano biforcuti i nostri governanti, il sottoscritto, pur non essendo credente (se non nel Dio che permea tutte le meraviglie della natura, e che noi uccidiamo giorno dopo giorno), già da un paio d'anni destina il proprio 8 per mille alla Chiesa Evangelica Valdese, che è ben nota per la sua apertura mentale e la sua trasparenza. Per la cronaca, la Chiesa Valdese non utilizza l'8 per mille a fini di culto, ma unicamente per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale, con una quota del 30% destinata a progetti in paesi in via di sviluppo.

09 novembre 2006

Siccità in Australia e Cina

Un'altra notizia ANSA:

Scatta l'allarme per il clima
L'emergenza riguarda sia Paesi ricchi che Paesi poveri
(ANSA) - ROMA, 8 NOV - Da più parti arriva l'allarme per le conseguenze dei mutamenti climatici: un'emergenza che non fa differenze fra Paesi ricchi e poveri. In Australia si sta verificando la peggiore siccità degli ultimi mille anni, in Cina il Fiume Giallo, il secondo corso d'acqua del Paese, è arrivato ai minimi storici, mentre nell'Oceano a Sud della Nuova Zelanda una flotta di iceberg veleggia a 250 km dalla costa. Sono queste le notizie che arrivano quotidianamente da ogni angolo del Pianeta.
Se teniamo conto che sia l'Australia che la Cina sono grandi produttori di cereali (la prima per esportazione, la seconda per consumo interno), lo spettro della scarsità di cibo, che avevamo già evocato qualche mese fa, appare sempre più incombente.

08 novembre 2006

Neve verde

Notizia ANSA:

Russia, neve verde a Krasnoiarsk
Mal di testa e lacrimazioni per sostanza non identificata
(ANSA) - MOSCA, 8 NOV - Neve verde nella città industriale di Krasnoiark, in Siberia, un tempo 'proibita' per le fabbriche di armi e plutonio nel dopoguerra. Gli abitanti sono rimasti sorpresi e preoccupati dall'insolito colore dei fiocchi e molti hanno accusato mal di testa e lacrimazione agli occhi. Dopo la nevicata, di mezzora, il manto verde si è trasformato in una sorta di argilla, che è rimasta incollata ai vetri delle finestre e sui parabrezza delle auto. Al momento non ne e' stata accertata la natura.
Questo ci fa tornare alla memoria il secondo post in assoluto di "Verso il baratro".

07 novembre 2006

La distruzione dell'Eden

Oggi "Verso il baratro" è in lutto (non solo oggi, a dire il vero). La Reuters (via Blogeko) ci informa che 1.000 oranghi sono morti a causa degli incendi che hanno devastato le foreste indonesiane. Incendi appiccati per far posto a piantagioni di palme, destinate a produrre olio da utilizzare come biocarburante nei paesi del ricco occidente. Gli oranghi in fuga dagli incendi, e affamati a causa del fatto che la foresta è bruciata, sono andati alla ricerca di cibo in zone coltivate, dove sono stati uccisi.

Per avere una sensazione dell'entità del disastro, nel 2002 si stimava che fossero rimasti solo 56.000 oranghi, e che la popolazione stesse decrescendo al ritmo di 6.000 ogni anno. Insomma, questi animali meravigliosi si stanno rapidamente estinguendo, a causa della stupidità e dell'avidità degli uomini.

Non ho mai visto un orango dal vero, ma ho visto molti documentari, e in quegli occhi miti, dolci e intelligenti, ho ravvisato ciò che noi eravamo un tempo, prima di addentare il frutto della conoscenza del bene e del male e di venire cacciati dall'Eden. Innocenti. E se noi esecriamo il serpente che spinse Eva ad assaggiare il frutto, privandoci del paradiso terrestre, cosa dovremmo pensare di noi stessi, che stiamo distruggendo il paradiso terrestre degli oranghi? Quale inferno sarà sufficiente ad espiare un tale peccato?

Farò una donazione alla Borneo Orangutan Survival Foundation. Invito i miei lettori, se possono, a fare altrettanto.

06 novembre 2006

Lo spettro di Chernobyl

Molti ricorderanno che nel 1986, quando avvenne il famoso incidente alla centrale nucleare di Chernobyl con rilascio di una nube radioattiva, si intervenne costruendo intorno al reattore numero 4 un "sarcofago" di cemento armato.

Sono ormai trascorsi vent'anni, e già da un po' vengono lanciati allarmi sempre più insistenti riguardo al fatto che questo sarcofago si sta gradualmente sgretolando, col rischio di disperdere nell'ambiente tutto il materiale radioattivo che ancora custodisce al suo interno. Eppure, sembra che la costruzione di un nuovo sarcofago, che racchiuda il primo e garantisca che le sostanze radioattive restino confinate al suo interno, stia incontrando tremende difficoltà.

In sostanza, come ci racconta la Pravda, la gara d'appalto per la costruzione del nuovo sarcofago avvenne nel 2004, con fondi della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, e fu vinta da una ditta francese. Tuttavia, per ragioni alle quali nessuno oggigiorno e' in grado di dare una risposta, i lavori di costruzione della nuova copertura a distanza di due anni non hanno ancora preso il via, e non si sa quando inizieranno.

03 novembre 2006

Le bombe radioattive di Israele

Su questo blog si è già parlato di come, durante la recente offensiva in Libano, Israele abbia fatto uso di una vasta gamma di armi proibite o comunque il cui uso è deprecato, tra cui cluster bomb, armi chimiche e droni, per non parlare del disastro ecologico causato dal bombardamento della centrale elettrica di Jieh.

Giunge ora la notizia, dal quotidiano Independent (via Blogeko) che in campioni prelevati nei siti dei bombardamenti israeliani sono state trovate tracce di uranio arricchito. Attenzione, non il "solito" uranio impoverito, materiale di scarto del processo di produzione del combustibile delle centrali nucleari, pure causa di gravi patologie e di un inquinamento a lungo termine. No, qui parliamo di uranio arricchito (debolmente).

O si è trattato della sperimentazione di una nuova arma, che pur non essendo una bomba atomica propriamente detta in qualche modo utilizza la fissione dell'uranio; oppure si tratta di scorie nucleari usate per produrre proiettili. In entrambi i casi, abbiamo a che fare con un comportamento riprovevole e del tutto ingiustificato, in particolare per le conseguenze sulla popolazione civile che la dispersione nell'ambiente di materiali nucleari comporterà, per decine di generazioni a venire.