Sono stato offline qualche giorno, e non mi sono ancora rimesso in pari con gli ultimi disastri avvenuti nel frattempo.
Allora, vi offro invece un consiglio per la lettura. Il libro è "Saltatempo" e l'autore è Stefano Benni. Io sono un grande ammiratore di Benni, che reputo uno dei maggiori scrittori italiani contemporanei. Qualcuno storcerà il naso, perché magari lo ritiene "poco serio", ma per me ha una capacità incredibile di toccarti il cuore con la magia delle parole. E cos'altro fa un grande scrittore, se non questo?
Saltatempo, che sto finendo di leggere ora, dovrebbe piacere ai lettori di "Verso il baratro". Perché tra i vari temi trattati vi è quello dell'avanzata della "modernità", con tutti i disastri che si porta dietro. Vi trascrivo un piccolo brano, e poi vado a terminare di leggerlo.
Era l'ultimo giorno di scuola elementare Caduto Bisacconi. Decisi di voltare per il viottolo dei prugni, fino alla pozza delle raganelle, e prendere una scorciatoia. A metà c'erano un orto e una baracca di legno, che in confronto quella di Robinson Crusoe era un attico. Nella baracca viveva Celso. Celso aveva seicentonovantadue anni e viveva lì da sempre. La dimora erano quattro assi inchiodate e un tetto di lamierino, dentro c'erano un letto di pietra, un focolare, due padelle, due galine, e centinaia di pacchetti di sigarette vuoti.
Io mi fermai sulla soglia e pensai: come può un uomo vivere anni e anni in questo angolo buio, che brandello di vita, che pochi pensieri e volti, che solitudine senza fondo.
Eppure, quando lo vidi arrivare curvo, con il cesto delle patate sotto il braccio e la zappa, sentii il calore del suo brandello di vita, sentivo i suoi pensieri, vedevo il fuoco che lui accendeva la notte, e una donna bionda che gli appariva in sogno, e i colpi di tosse che gli fermavano il cuore. E il rumore della pioggia, le albe gelide, l'odore delle patate cavate dalla terra, e il sapore del vino che gli regalava mio padre.
Non si poteva strappare quel brandello, era la stessa stoffa del mio. Celso, volevo chiedergli, ci andavi al fiume da piccolo? Li hai visti anche tu i pesci moribondi nella corrente? Chi aveva il diritto di spazzarli via? Il mondo andava avanti, magari per andare avanti distruggeva quello che aveva davanti ed era un pezzo di mondo, mica di un pianeta nemico, si bucavano le montagne, la gente si sarebbe spostata veloce ovunque, impossibile stare da soli, mai più baracche e solitudini. Così era scritto. Ma quando quell'orto sarebbe stato cancellato, l'autostrada avrebbe mangiato la montagna, e le assi della baracca sarebbero crollate sotto il fiato del lupo, dove sarebbe andato Celso?
E sperai che la donna bionda o la tosse nera se lo portassero via prima che dovesse lasciare quella casa, perché ogni tana è una casa.
Nel libro c'è molto di più, c'è la costruzione dell'autostrada e ciò che ne consegue, c'è un mondo di paese che va pian piano perdendosi, c'è il 68, c'è il calcio, c'è l'amore, il mondo fatato del bosco, l'arroganza del potere, la droga e le devastazioni che porta, e anche parecchio sesso gioioso. E altro che devo ancora scoprire. Mi ha fatto versare molte lacrime di commozione, e non è che mi commuova tanto facilmente. Leggetelo, vi piacerà.
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