Alcuni gravi fatti di cronaca che hanno visto come protagonisti dei minorenni hanno portato l'attenzione dei mezzi di comunicazione sul fenomeno del bullismo tra i giovani e nelle scuole, che a quanto pare è estremamente diffuso (vedi anche notizia ANSA).
Ciò che pochi sembrano disposti a riconoscere però è il fatto che la violenza e la voglia di sopraffazione diffuse tra i giovani non sono altro che lo specchio di ciò che avviene nella società. Sotto la facciata di perbenismo, la nostra società è in realtà permeata di violenza. Non violenza fisica, ma violenza intesa come desiderio di sopraffazione del prossimo.
Questo non può stupire. Innanzitutto perché il fondamento stesso del benessere di cui godono le società industrializzate è la sopraffazione di popolazioni lontane e l'appropriazione indebita delle loro risorse naturali, quello che con una parola desueta ma sempre attuale si chiama colonialismo. Ma anche perché decenni di supina accettazione delle "virtù" del libero mercato ci hanno portato a considerare come normale un rapporto tra le persone basato sullo scontro e non sulla collaborazione reciproca. Non per nulla, i segmenti di società in cui la violenza strisciante si palesa maggiormente sono quelli dell'imprenditoria e dell'artigianato, dove la mancanza di "reti di sicurezza" pone l'alternativa tra il galleggiare (economicamente parlando) e l'annegare, e se il galleggiare prevede mandare a fondo il prossimo, tanto peggio.
Intendiamoci, il libero mercato è un eccezionale strumento di allocazione ottimale delle risorse (peccato però che non consideri il valore intrinseco delle risorse naturali non rinnovabili). Il punto però è che questa allocazione ottimale viene realizzata al prezzo di mettere gli individui gli uni contro gli altri, ovvero di favorire la competizione a scapito della cooperazione, secondo la parola d'ordine che il perseguimento del vantaggio personale sarà di vantaggio anche per la società. Ovvio che da questa continua contrapposizione risulti una violenza strisciante, che pur non concretizzandosi in atti violenti propriamente detti (salvo casi particolari, in cui emerge in maniera dirompente, spesso in persone "insospettabili"), dà origine a rapporti umani permeati da sfiducia e da tentativi di sopraffazione. Chiunque di voi abbia preso una "fregatura" commerciale sa di cosa parlo. Io frego te per rifarmi del fatto che qualcuno ha fregato me. Ti faccio pagare più del dovuto per rifarmi del fatto che c'è chi non mi paga. Ti faccio causa perché la ditta che ti ha fatto il lavoro non mi ha pagato, e allora mi appiglio a cavilli legali per rifarmi su di te, anche se so che tu la ditta l'avevi già pagata (accade al sottoscritto). Ovvero, l'espressione nell'arena economica di quello che in altre sfere si chiama bullismo o nonnismo.
Dovremmo poi sorprenderci che i giovani seguano la medesima via nei loro rapporti reciproci? A dimostrazione di quanto dico, in uno dei gravi fatti di cronaca citati all'inizio il magistrato ha inflitto una condanna ai genitori, i quali negavano o minimizzavano la gravità del gesto (abuso sesssuale verso una undicenne) compiuto dai figli. Non vogliamo discutere della giustezza del provvedimento, ma solo citare questo caso a riprova del fatto che la violenza e il bullismo dei ragazzi trovano alimento in ciò che apprendono in famiglia, la quale a loro volta rispecchia i valori correnti della società.
La corsa verso il baratro è fatta anche di questo, di un sistema sociale in cui ogni individuo pensa solo a sé e alla propria famiglia, e trascorre la propria vita a combattere (metaforicamente) con coloro che lo circondano, e a sfruttare una fetta più grande possibile dei beni comuni. Questo comportamento, preso collettivamente, lungi dal produrre un beneficio complessivo, sta portando al collasso della nostra casa comune, il pianeta Terra, e getta le basi di conflitti che, man mano che le risorse inizieranno a scarseggiare, diventeranno sempre più gravi. Finché finiremo per accoltellarci a vicenda per le ultime gocce di benzina, o per il grano insufficiente per tutti, sempre nella convinzione di stare facendo il bene comune.
21 novembre 2006
Bullismo
Etichette: vita moderna
Pubblicato da Deserteur alle 09:26
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1 commento:
L'impostazione del tuo post mi sembra corretta. Credo però che nei comportamenti degli individui ci sia per molti qualcosa che sfugge a delle classificazioni "scientifiche". In particolare ho l'impressione che tante volte l'istinto prevalga anche su un comportamento "criminale" da bullo. Che si agisca senza dare un senso alle cose che si fanno. Lo si fa perchè voglio farlo o per noia.
Questi fenomeni credo che siano dentro qualsiasi tessuto sociale. Quello che percepisco è che nella nostra i "valori", la tolleranza ed il rispetto del diverso, la solidarietà ed i sentirsi parte di una comunità sono fattori ormai in disuso o che fanno fatica ad affermarsi. Nei comportamenti quotidiani c'è molta ipocrisia e qualunquismo. Gli adulti sono peggiori dei minori e non fanno nulla per migliorare.
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