Su questo blog si è già parlato di come, durante la recente offensiva in Libano, Israele abbia fatto uso di una vasta gamma di armi proibite o comunque il cui uso è deprecato, tra cui cluster bomb, armi chimiche e droni, per non parlare del disastro ecologico causato dal bombardamento della centrale elettrica di Jieh.
Giunge ora la notizia, dal quotidiano Independent (via Blogeko) che in campioni prelevati nei siti dei bombardamenti israeliani sono state trovate tracce di uranio arricchito. Attenzione, non il "solito" uranio impoverito, materiale di scarto del processo di produzione del combustibile delle centrali nucleari, pure causa di gravi patologie e di un inquinamento a lungo termine. No, qui parliamo di uranio arricchito (debolmente).
O si è trattato della sperimentazione di una nuova arma, che pur non essendo una bomba atomica propriamente detta in qualche modo utilizza la fissione dell'uranio; oppure si tratta di scorie nucleari usate per produrre proiettili. In entrambi i casi, abbiamo a che fare con un comportamento riprovevole e del tutto ingiustificato, in particolare per le conseguenze sulla popolazione civile che la dispersione nell'ambiente di materiali nucleari comporterà, per decine di generazioni a venire.
03 novembre 2006
Le bombe radioattive di Israele
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