Gli allarmi si susseguono, ma sembra che i nostri governanti, troppo presi dalla costruzione di improbabili formazioni politiche di cui non si capisce lo scopo se non quello del mantenimento del potere fine a sé stesso, neanche se ne accorgano, o siano forse culturalmente incapaci di recepirli. Tantomeno li raccolgono le principali forze sociali, ancora preda dell'idea dello sviluppismo ad oltranza, basato sullo sfruttamento di risorse credute illimitate, e invece in costante e preoccupante calo.
Questo allarme è preso da Repubblica di qualche settimana fa, e fa venire i brividi, specie nell'ottica di quel concetto già più volte enunciato, e rilanciato anche dal contadino (grazie Ste!), che il cibo non cresce negli scaffali dei supermercati.
CLIMA: RISCHIO DESERTIFICAZIONE MINACCIA EMILIA-ROMAGNAMa intanto la perdita di suolo fertile a causa delle speculazioni edilizie e della cementificazione sfrenata continua implacabile, anche in Emilia Romagna come nel resto d'Italia, una perdita irreversibile di una risorsa sempre meno abbondante. E' interessante leggere cosa scriveva il grande Antonio Cederna nel 1983, per rendersi conto che in quasi 25 anni nulla è cambiato, anzi è semmai accelerata la corsa verso quel "deserto di cemento, asfalto, immondizia e cenere" così suggestivamente evocato da Cederna.
Nell'ambito dell'allarme-clima, il rischio desertificazione che da qualche anno preoccupa gli scienziati di tutto il mondo minaccia anche l'Italia e, al suo interno, non solo le regioni più a sud come Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna ma anche il centro nord e in particolare Toscana ed Emilia Romagna, che negli ultimi decenni hanno mostrato un peggioramento della situazione idrometeorologica e sono sempre piu' vulnerabili all'irregolarità delle precipitazioni. E' quanto è emerso già a novembre 2004 in un convegno di alto valore scientifico svoltosi a Rimini e in cui vennero analizzati i dati climatici relativi al 2003 che rivelarono già allora una tendenza negativa della condizione idrometeorologica dell'Emilia Romagna. I valori dell'Indice di Precipitazione Standardizzato segnalavano che l'Emilia Romagna negli ultimi 50 anni si è gradualmente impoverita di acqua nel terreno, tendendo ad assumere condizioni di moderata siccità solo a tratti severa.
In Emilia Romagna il consumo d'acqua dal 1975 al 2003 è passato da 1,882 a 2,125 milioni di metri cubi all'anno, con incrementi significativi nei consumi agricoli e civili. Come dire: piove di meno, i fiumi sono più asciutti ma si consuma di più. E la terra ne soffre.
Uno degli aspetti che rende preoccupante la situazione in Emilia Romagna riguarda il 'grande fiume', il Po, e il suo Delta, minacciato dal mare. Come è emerso da uno recente convegno svoltosi a fine novembre a Ferrara, il progressivo abbassamento del livello del suolo, infatti, e il sempre più frequente fenomeno dell'acqua alta, fanno sì che sempre più spesso, e più profondamente, l'acqua salina risalga lungo i rami del fiume. E questo, accanto alla limitata portata del fiume di questi ultimi mesi, minaccia il sistema ambientale, la flora e la fauna, e di conseguenza lo sviluppo socio economico dell'intero territorio.
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