20 giugno 2007

Il nuovo film dei fratelli Vanzina

Mentre una classe politica sempre più autoreferenziale e gli intellettuali che la sostengono continuano imperterriti ad affermare che viviamo nel migliore dei mondi possibili, e a perpetuare uno status quo fatto di consumismo sfrenato da incrementare costantemente, di opere faraoniche destinate a trasportare flussi sempre crescenti di merci inutili da un capo all'altro d'Europa oltre che a foraggiare la lobby dei cementificatori, di inceneritori per fagocitare la sempre crescente quantità di rifiuti prodotti, di porti turistici, megacentri commerciali, multisala, parcheggi e parchi acquatici, la cultura popolare inizia ad avere sentore che c'è qualcosa che non va.

Sono i rappresentanti per eccellenza di questa cultura popolare, quei fratelli Vanzina autori di decine di film decisamente trash, ma capaci di attrarre ogni anno grandi volumi di spettatori, a proporci nel loro prossimo film una visione del futuro per niente rassicurante. In "2061", il nuovo film di Carlo ed Enrico Vanzina, con Diego Abatantuono tornato a ruoli analoghi a quelli interpretati nella prima parte della sua carriera, vedremo un'Italia ripiombata nel medioevo a causa di una catastrofica crisi energetica e agli effetti dei cambiamenti climatici (ai lettori di questo blog questo scenario risulterà vagamente familiare). E in questa Italia nuovamente frammentata in staterelli si svolgerà la vicenda, che certo avrà lo stesso tenore di molte altre da loro raccontate in passato, ma con tocchi che potrebbero far riflettere almeno un po' lo spettatore, come il ponte di Messina costruito per metà o le carcasse di automobili abbandonate sulla Salerno-Reggio Calabria dopo la chiusura delle pompe di benzina. E forse farà più questo film, per la presa di coscienza delle nuvole nere che si intravedono all'orizzonte, di mille post su questo blog.

Per saperne di più sul film, un articolo del Corriere.

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