Che l'Italia sia una repubblica fondata sull'automobile è cosa ben nota. E lo dimostra la gestione penosamente dilettantesca dei sistemi di trasporto pubblico, quelli che in paesi più evoluti sono invece lo scheletro sul quale si costruisce una politica responsabile di mobilità delle persone.
Invece di citare i soliti esempi e confronti sui chilometri di metropolitane e tram, o sulla qualità del trasporto ferroviario, vorrei citare un esempio di vita vissuta. Immaginiamo un desperado che, dovendosi recare in una località del veneziano, si incaponisca a volerci arrivare con i mezzi pubblici invece che in macchina. Chiameremo questa località Cerro, frazione di Falcespillo.
Dunque, il nostro eroe prende un treno e sbarca alla stazione di Mestre. Da qui partono due linee di autobus, entrambe gestite dalla locale azienda di trasporti, ACTV, che fermano a Cerro di Falcespillo. Il nostro eroe si è preventivamente informato sugli orari. Per fare ciò è inizialmente andato sul sito dell'ACTV, ricordando vagamente che lì erano pubblicati gli orari dei servizi di autobus. Non che ci fosse un database interrogabile, c'era solo il pdf del libretto a stampa con gli orari. Ma meglio di niente. Solo che ora sul sito non c'è più questa informazione, ma solo un numero di telefono del "call center Hallovenezia" (sic) a cui telefonare. Non c'è che dire, mentre in tutto il mondo si fa a gara a mettere servizi su internet, qui si regredisce e si torna all'uso del telefono.
Comunque sia, il call center informa dell'esistenza delle due linee per Cerro di Falcespillo. No, non esattamente: ad una prima telefonata la gentile signorina segnala una linea, urbana, con corse ogni mezz'ora. Ad una seconda telefonata, viene segnalata un'altra linea, extraurbana, anch'essa con corse ogni mezz'ora. E' lasciato all'intelligenza dell'utente (e alla sua cura di fare due telefonate) di scoprire che le linee sono in effetti due.
Ma le cose non sono mai semplici. Perché giunto alla stazione di Mestre il nostro viaggiatore scopre che le due linee richiedono due biglietti diversi. Ebbene sì, due diversi biglietti per andare nel medesimo posto! E se per l'andata si può anche scegliere in base all'orario delle corse, per il ritorno, che avverrà ad un orario non noto a priori, le alternative sono due: o comprare entrambi i biglietti, usarne uno e buttare via l'altro, oppure rinunciare all'uso di una delle due linee, col rischio di dover attendere fino a mezz'ora alla fermata, vedendosi sfilare davanti il bus dell'altra linea.
Per il lettore poco pratico di servizi pubblici di livello europeo, vale la pena di ricordare che nei paesi civili la norma è quella di avere diverse fasce di prezzo, a seconda della distanza tra origine e destinazione, e di poter usare con lo stesso biglietto qualunque mezzo che colleghi i due punti. Anche se di compagnie diverse (cosa impensabile qui da noi), figurarsi quindi se l'azienda è la stessa. Ma, appunto, parliamo di paesi avanzati.
Poi, lo so, questo che ho narrato è già un caso fortunato, ci sono posti dove nemmeno si sa l'ora a cui passeranno gli autobus. Ma ugualmente, volevo raccontare questo piccolo esempio, per illustrare il fatto che se la gente va in macchina non è solo questione di pigrizia (spesso anche sì, però).