27 agosto 2007

La classe operaia (e anche gli altri)

Scusate per la lunga assenza. Poiché riprendere a scrivere è arduo, fa freddo nello scriptorium e il pollice mi duole (no, niente paura, è solo una citazione), mi farò forte del lavoro altrui, rimandandovi ad uno splendido post di Galatea, in cui ci parla di due amici suoi, facenti parte della classe operaia (ma non necessariamente, oserei dire...). In questo spaccato di vita di una coppia italiana qualunque, si chiarisce molto bene quali sono i meccanismi di consumo e di spreco in seguito ai quali stiamo precipitando verso il baratro. Galatea si duole dell'incapacità della sinistra, e in qualche modo mi viene da dire di lei stessa, di rapportarsi alla nuova realtà sociale del proletario consumista borghesizzato nel peggiore dei modi (e quanto avrebbe avuto Pasolini da dire su questo...). Io affronto la cosa in un'ottica differente, chiedendomi come sarà possibile iniziare a far comprendere a Sara e Gianluca (che peraltro, come descritti dalla penna di Galatea, non sono antipatici, sono semplicemente sé stessi e uguali a milioni di altri italiani) che in un pianeta dotato di risorse finite che vengono depredate sempre più rapidamente il loro stile di vita, molto semplicemente, non è sostenibile, e rischia di portarci tutti al disastro. E penso a Gianluca, chino per ore sulla sua macchina stampa-paperelle, tipico esempio di lavoratore indefesso del nord-est, e mi chiedo se non lo sfiori mai il sospetto che rinunciare a un viaggio a Sharm-el-Sheik e a un concerto di Vasco per qualche ora in più di tempo libero potrebbe essere tutto a suo vantaggio, rendere la sua vita un po' migliore, e il mondo pure. Lo ammetto, essendo anche io uno "schifoso borghese con la puzza sotto il naso", mi viene da dire che un lobotomizzato di tal fatta semplicemente non pensa. Ma in realtà ho bisogno di sperare che non sia così, che far riflettere i tanti Gianluca e Sara (ma anche i tanti intellettuali ignari, per stupidità o per presunzione, della direzione in cui stiamo andando) sia possibile, che si debba solo trovare la chiave giusta, la corda da toccare per far risuonare le loro menti e le loro anime. Il che, in effetti, contraddice il sottotitolo del blog. Ma ho un'anima anch'io.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti assicuro che non sono affatto antipatici, Sara e Gianluca, anzi, sono due persone adorabili. Ma sono così. grazie per il link. Galatea.

Deserteur ha detto...

Si, immaginavo che fossero simpatici, se no mica ci andresti a cena. Mi sono espresso male, intendevo dire che non risultano antipatici così come descritti nelle tue poche righe, nonostante siano portatori di valori ben differenti dai miei. Facendo un'altra citazione, mi viene da dire che non è colpa loro, è che li disegnano così (in più di un senso). In ogni caso, qui Sara e Gianluca figurano non in prima persona, ma solo come paradigma. Ciao Galatea, buonanotte.