La questione energetica comincia a far entrare in rotta di collisione le grandi potenze del pianeta. Dick Cheney è in tournée nell'ex-URSS, a mostrare i muscoli per conto del governo USA. Ma la Russia non intende farsi mettere i piedi sulla testa. Solo le prime scintille del temporale che si va addensando sulle nostre teste.
Da Centomovimenti.com - 6 maggio 2006
Cheney critica Mosca e scatena la bagarre
REDAZIONE
"Non c'è dubbio che un ritorno alle riforme democratiche in Russia genererà maggiori successi per il suo popolo e un più grande rispetto tra nazioni". Il vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney critica il Governo di Vladimir Putin e scatena una crisi tra le diplomazie dei due paesi. Il braccio destro di George W. Bush ha affermato che la democrazia sta arretrando per colpa di Mosca, e non soltanto all'interno della Russia. Il Cremlino fa fare passi indietro alle proprie istituzioni democratiche ed ostacola il progresso della democrazia anche all'estero, ed in particolare nelle repubbliche che un tempo facevano parte dell'Unione Sovietica.
"Nessuno di noi crede che la Russia sia destinata a diventare un nemico - ha tuonato il numero due della Casa Bianca - ma la Russia deve smetterla di usare la fornitura di energia come ricatto. Putin non ha niente da temere dalle democrazie stabili ai confini del suo paese. Gli Stati Uniti sono per esempio determinati a far trionfare la democrazia a Minsk, nell'ultima dittatura d’Europa". Affermazioni che hanno scatenato la immediata reazione del Cremlino. "Quelle di Cheney - si legge in una nota - sono critiche del tutto incomprensibili e soggettive". Ma l'Amministrazione di Washington non ha intenzione di fare marcia indietro. Il portavoce del presidente Bush, Scott McLellan, ha definito le dichiarazioni di Cheney "coerenti" con la linea politica della Casa Bianca che - ha sottolineato - "chiede a Mosca di fare progressi sulla strada delle riforme per lo sviluppo della democrazia".
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