Secondo questo articolo di Repubblica, la Cina si prepara a fronteggiare disordini e rivolte popolari innescate dalla crisi economica e dalla disoccupazione che ne risulta. Che in Cina, come ogni cosa, assume dimensioni epiche, l'articolo parla di 27 milioni di lavoratori che dalle zone rurali si sono trasferiti nelle zone industrializzate, e che ora, rimasti disoccupati, sono costretti a tornare indietro.
Ma anche da noi, più discretamente, si fanno preparativi, specie dopo l'esperienza di guerriglia urbana in Grecia nello scorso dicembre. Lo illustra molto bene questo post di Crisis. In sordina, l'esercito viene dispiegato nelle strade, usando come scusa recenti episodi di criminalità. E si vocifera che le prefetture stiano chiedendo alle aziende sanitarie locali di rivedere e aggiornare i piani di emergenza relativi al massiccio afflusso di feriti nelle strutture.
Ovviamente, è possibile (e auspicabile) che non succeda nulla. Ma la crisi finanziaria è sempre lì, incombente sulle nostre teste. E se una mattina i bancomat smettessero di elargire denaro e gli sportelli delle banche restassero chiusi, nessuno sa cosa potrebbe verificarsi.
03 febbraio 2009
Preparativi
Etichette: finanza, prove tecniche di fascismo
Pubblicato da Deserteur alle 09:00
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