02 marzo 2008

I prezzi, segnale di scarsità

Il tempo scorre rapidissimo. Questo blog è stato fermo per quelli che a me sono sembrati alcuni giorni, ma invece si tratta di quasi un mese. Me ne scuso con i lettori abituali.

Nel frattempo ci sono stati parecchi eventi, fra cui l'aumento dei prezzi del grano, causato dalla continua diminuzione delle riserve (dovuta ad una produzione che non riesce a tenere il passo della domanda) e all'aumento del prezzo del petrolio, ormai stabile intorno ai 100 $/barile. A noi il petrolio è costato 26 miliardi di euro nel 2007, e si prevede che saranno 32 miliardi nel 2008 (per quel poco che possono valere queste previsioni). In altri termini, nel 2007 abbiamo speso per il petrolio 500 euro a testa, vecchi e neonati inclusi. D'altro canto, non è solo il grano ad aumentare, ma tutti i generi alimentari. E' stato stimato che nel 2008 ogni famiglia spenderà per mangiare 9000 euro, ossia quasi 700 euro al mese.

C'è chi invoca la speculazione per spiegare questi rialzi, e se ci può essere in ciò una parte di verità, non bisogna dimenticare che la speculazione ha buon gioco solo in regime di relativa scarsità. Ciò che sta avvenendo è che sempre più ci stiamo scontrando con i limiti delle risorse del pianeta: il petrolio ha ormai raggiunto, con ogni probabilità, il suo picco di produzione, e i cereali, per quanto se ne producano sempre di più ogni anno (con impatti non piccoli sugli ecosistemi, ad esempio in termini di alterazione del ciclo dell'azoto a causa delle concimazioni chimiche), non bastano per una popolazione mondiale in perenne aumento. Per di più, i fertilizzanti azotati necessari per aumentare le rese delle coltivazioni hanno come materia prima il gas naturale, che è anch'esso prossimo al suo picco di produzione.

Come vedete, ce n'è abbastanza per avere gli incubi riguardo al nostro futuro. Specie se pensiamo che l'Italia, oltre a dover importare quasi tutto il suo consumo di combusibili fossili, non è neanche indipendente dal punto di vista alimentare. E invece di cercare di rimediare a questa debolezza, si continua a sottrarre prezioso terreno fertile all'agricoltura, per realizzare mostruosità come Veneto City, l'ennesimo colpo inferto ad un territorio ormai devastato dall'industrializzazione selvaggia.

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