E' veramente interessantissimo ciò che sta accadendo in questi giorni, in seguito alla protesta dei camionisti. Si tratta della dimostrazione sperimentale della fragilità del nostro sistema economico, e della sua assurda dipendenza dalla disponibilità di trasporto su strada e di conseguenza dal petrolio che lo alimenta. Sono bastati pochi giorni di fermo dei camion per, come dicono gli americani, "shut down the economy", per fermare l'intero paese. E già si intravede all'orizzonte lo spettro della mancanza di rifornimenti alimentari.
Pochi giorni soltanto sono bastati, in questa nostra economia del "just in time", della dismissione delle scorte e dei magazzini, e del trasporto parossistico di merci e persone. E se questa volta è accaduto per precisa volontà di una categoria economica, un domani potrebbe succedere, che so, per un conflitto in medio oriente o un attacco a qualche grossa installazione petrolifera. Un arresto di pochi giorni della distribuzione di quella autentica linfa dell'economia che è il petrolio è sufficiente per mandare il paese allo sfascio.
E, con la prospettiva che il picco del petrolio sia adesso, e che da qui in poi ci si può aspettare solo una diminuzione dell'offerta globale del prezioso liquido, possiamo ritenere abbastanza probabile che la cosa si ripeta.
12 dicembre 2007
Prova generale
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3 commenti:
notata la stessa cosa. anche se le carenze alimentari sono state, secondo me, un po' gonfiate dalla stampa.
Si e no. Da ciò che ho sentito, in certi posti ci sono stati gli scaffali vuoti nei supermercati, e in altri no. Poi, certo, i giornali hanno la tendenza ad esagerare. Peraltro, non è che avere un paio di giorni in più di autonomia cambi di molto la situazione (oddio, può anche fare una bella differenza, dipende dai casi).
Anche perchè alcuni "assalti agli scaffali" erano dovuti in massima parte all'allarmismo ingenerato da come la stampa aveva riportato le notizie sul blocco. Pareva che stesse per scoppiare una guerra e le vettovaglie non sarebbero stato più disponibili per mesi...
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