30 marzo 2007

Un cavaliere si profila all'orizzonte

Uno dei quattro cavalieri dell'Apocalisse si chiama fame. Una parola che oggi qui da noi evoca la necessità di alzarsi dalla sedia e di raggiungere il frigorifero.

Su questo blog abbiamo già parlato del fatto che l'agricoltura moderna è fortemente dipendente dal petrolio, e della possibilità che la crisi petrolifera derivante dal raggiungimento del picco dell'offerta possa avere gravi conseguenze sulla sicurezza alimentare.

Tuttavia, poiché i guai arrivano sempre da dove meno te li aspetti, c'è qualcosa di molto più immediato che si profila all'orizzone: la possibilità che il cibo venga usato, sotto forma di biocarburanti (etanolo, cioè alcool, oppure oli vegetali) per muovere le automobili invece che per nutrire le persone. Questa prospettiva si sta concretizzando ad una velocità spaventosa, e le conseguenze che porterà nel giro di pochi anni potrebbero essere drammatiche.

Ad esempio, un articolo sul Manifesto del 28 marzo 2007 ci informa che nel 2006 ben il 16% della produzione statunitense di mais (gli USA sono il principale esportatore mondiale di mais, e forniscono il 70% del totale delle esportazioni mondiali) è stata utilizzata per produrre etanolo. E questa percentuale salirà al 25% nel 2007, una crescita spaventosa. Per di più, il presidente Bush ha fissato in gennaio un obiettivo molto ambizioso, arrivare a utilizzare nel 2017 35 miliardi di galloni (132 miliardi di litri) di etanolo per autotrazione, così da ridurre del 20% i consumi di benzina. Questo richiederebbe tutto il mais prodotto negli USA, e ancora non basterebbe. Infatti, è già stato siglato un accordo col Brasile per importare etanolo prodotto dallo zucchero di canna. Il presidente Lula giura che questo non verrà fatto a spese dell'Amazzonia, ma si sa come vanno le megaimprese commerciali: davanti alla spinta economica, non c'è riserva naturale che tenga.

Intanto, come abbiamo già menzionato, il prezzo del mais è in aumento, e per le fasce povere dei popoli che lo usano come cereale principale della propria alimentazione, ad esempio i messicani, sono già dolori. Lo conferma anche l'Earth Policy Institute, che parla di prezzi del cibo in aumento anche in India, Cina e USA, anche a causa del fatto che questi paesi stanno aumentando i loro consumi di carne, latte e uova, che richiedono cereali come mangimi per gli animali. Nello stesso articolo si cita il fatto che per parecchi anni il numero di persone affamate nel mondo è andato calando, ma che alla fine degli anni '90 la tendenza si è rovesciata, e tale numero è ora in crescita. In febbraio il direttore del World Food Programme ha dichiarato che 18.000 bambini muoiono ogni giorno di fame e malnutrizione.

Anche il presidente Fidel Castro ha fatto delle dichiarazioni sull'immoralità di usare il cibo per muovere le automobili, e sul rischio che una parte consistente della popolazione mondiale si trovi presto ridotta alla fame. Qualunque cosa si possa pensare di lui, è se non altro un uomo politico che si occupa di problemi concreti e importanti, invece che pensare a vallettopoli e al partito democratico.

A questo scenario va poi aggiunto il problema del calo dei raccolti in seguito al cambiamento climatico, che in futuro potrebbe risultare sempre più consistente. E infine c'è il problema che , con una domanda sempre più grande di cibo per sfamare uomini e persone, le foreste rimaste saranno ben presto rase al suolo. Una analisi di questo la fa George Monbiot in un bell'articolo (in inglese), intitolato "una soluzione letale", di cui si può leggere un sunto sul blog di ASPOItalia. Lo sapevate voi che l'ONU ha pubblicato un rapporto secondo cui il 98% delle foreste pluviali indonesiane saranno state tagliate o degradate entro il 2022, per far posto alle coltivazioni di palme da olio? L'olio di palma è già oggi ampiamente usato dall'industria alimentare occidentale, e con l'avvento del biodiesel la sua domanda sarà sempre maggiore. Il che, oltre alla perdita in sé (ad esempio, gli oranghi sono a questo punto praticamente condannati), riversa nell'atmosfera milioni di tonnellate di CO2 che era immagazzinata negli alberi, peggiorando ulteriormente la situazione climatica.

Un sito in inglese su cui approfondire ulteriormente, e cercare di fare qualcosa firmando petizioni, è questo. Ma soprattutto, è vitale far capire a chi ci circonda che i biocarburanti non sono una soluzione ecologica, sono una catastrofe.

27 marzo 2007

Per la libertà di Hanefi

Anche questo blog invita i suoi (pochi) lettori a firmare l'appello di Emergency per la liberazione di Rahmatullah Hanefi, il direttore dell'ospedale afghano di Emergency che ha fattivamente consentito la liberazione di Daniele Mastrogiacomo. Il sig. Hanefi è oggi rinchiuso in una prigione afghana, e secondo alcune voci è sottoposto a tortura.

22 marzo 2007

Missile nucleare pakistano

Il Pakistan ha effettuato con successo un test del missile Hatf VII Babur, in grado di trasportare testate nucleari fino a 700 km di distanza (prima arrivava a 500 km), e quindi di nuclearizzare i paesi confinanti. Secondo la versione inglese di Wikipedia, si tratta di un missile molto sofisticato, che può essere lanciato anche da navi, sottomarini e aerei, riesce ad evitare di essere individuato dai radar, e può volare a bassa quota evitando gli ostacoli naturali.

Carrette sottomarine

Sul sottomarino nucleare inglese Tireless sono morti due marinai in seguito ad un incidente legato all'impianto di purificazione dell'aria, come ci racconta Repubblica.

Il Tireless è quello stesso sottomarino che nel 2000 ebbe un grave incidente al largo delle coste della Sicilia, riversando in mare materiale radioattivo. Un incidente che avrebbe potuto causare la fusione del nocciolo del reattore, con conseguenze potenzialmente catastrofiche.

Sorge spontanea la domanda su quale istinto suicida spinga l'umanità a far circolare per i mari queste pentole a pressione nucleari. Tra l'altro, i reattori nucleari dei sottomarini sono notoriamente molto meno sicuri di quelli civili, come si può dedurre da questo interessantissimo dossier.

21 marzo 2007

Simulazioni di guerra nucleare

Uno studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Health Geographics, ha valutato gli effetti di una esplosione nucleare da 20 chilotoni o da 550 chilotoni su quattro città statunitensi: New York, Washington, Chicago e Atlanta. Lo studio ha concluso che il sistema sanitario non sarebbe in grado di gestire le conseguenze di un simile attacco. L'autore dello studio, Cham Dallas, un tossicologo del Centro per la Difesa dalle Armi di Distruzione di Massa dell'Università della Georgia, ha commentato: "La probabilità di un attacco nucleare contro una città americana va costantemente aumentando, e le conseguenze sarebbero devastanti" (fonte: Bloomberg).

E' da prima della caduta del muro che non mi capitava di sentire dissertare di difesa da attacchi nucleari. In qualche modo sembrava che lo spettro della guerra nucleare, che ci opprimeva durante gli anni '80 (e anche prima, ma ero troppo giovane) si fosse dissolto. Ovviamente era solo un'illusione, il pericolo è sempre lì, anche maggiore di prima, con più contendenti nell'arena e Bush col dito sul pulsante.

Per la cronaca, cari amici statunitensi, potete anche cercare di prendere provvedimenti e migliorare la vostra capacità di risposta. Ma se qualcuno si mette a lanciare armi nucleari, siamo tutti fregati comunque, e quelli che moriranno subito saranno i più fortunati. Questa cosa la sapevamo bene, vent'anni fa, ed è una consapevolezza che sarebbe meglio recuperare quanto prima.

"Strano gioco, professor Falken. L'unica mossa vincente è non giocare".
(se non riconoscete la citazione, siete troppo giovani o troppo anziani, ma potete recuperare qui)

I grandi fiumi muoiono

Il WWF internazionale ha effettuato una ricerca, monitorando i grandi fiumi del pianeta. E' risultato che la sopravvivenza di 10 grandi fiumi, tra cui il Nilo, il Gange e il Mekong, è a rischio, a causa di cambiamento climatico, infrastrutture, inquinamento, prelievi eccessivi di acqua e così via. Il 41% della popolazione mondiale vive in bacini fluviali sottoposti a stress idrico, e più del 20% delle specie animali d'acqua dolce sono o già estinte o gravemente minacciate. Le potenziali conseguenze sono gravissime, sia per la perdita di biodiversità che per la popolazione umana, che in moltissimi casi dipende dall'acqua di questi fiumi per vivere.

Il rapporto originale (in inglese) è disponibile qui.

18 marzo 2007

Cereali in calo

L'ANSA ci informa su uno studio pubblicato su una rivista scientifica americana, che dice che negli ultimi vent'anni si è avuto un effetto negativo del riscaldamento globale sulla produzione di cereali.

Clima: cala produzione cereali
Secondo studio americano, la causa e' il riscaldamento
(ANSA)-ROMA,16 MAR- Il riscaldamento globale ha già intaccato la produzione mondiale di cereali, principale componente della dieta della popolazione del pianeta. Negli ultimi 20 anni, la produzione di cereali si e' ridotta di 40 milioni di tonnellate l'anno. Lo afferma uno studio del Carnegie's Department of Global Ecology di Stanford, pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters. I ricercatori hanno confrontato la produzione 1981-2002 di grano, riso, mais, soia, orzo e sorgo, con le temperature.
L'articolo scientifico originale è leggibile qui.

Questa notizia è in accordo con gli allarmi lanciati periodicamente dall'Earth Policy Institute sul fatto che le riserve mondiali di cereali sono in calo, e si profila all'orizzonte lo spettro della carestia, di cui anche noi abbiamo parlato.

L'idea che possa mancare il cibo è del tutto aliena alla nostra civiltà, che dà per scontata l'abbondanza. E, in effetti, saranno i paesi poveri a soffrire per primi della crisi alimentare. Ma non è detto che le conseguenze non si sentano anche da noi, se non altro in termini di prezzo. E allora forse cominceremo a rimettere le cose nella giusta prospettiva, e a capire che il problema del riscaldamento globale non riguarda solo ambientalisti fissati e operatori turistici di alta montagna, ma incide sulla vita di ognuno di noi e sempre più lo farà in futuro.

Intanto però ci giungono dalla televisione (visto ieri un servizio al telegiornale) e dai mezzi di informazione messaggi rassicuranti, che ci dicono che con il caldo record le verdure costano di meno.

15 marzo 2007

Da qual pulpito

Da Repubblica:

"Mi sembra che questo ulteriore scandalo della cosiddetta vallettopoli stia imbarbarendo la vita civile in modo inaccettabile. Da come si stanno mettendo le cose, proprio le vittime che hanno subito dei ricatti vengono messe alla berlina e diventano oggetto di aggressioni mediatiche di vario tipo: e questo non è ammissibile". Lo afferma in una nota Silvio Berlusconi. "Davvero un fenomeno assolutamente deprecabile, tanto più - sottolinea il leader di FI - che si tratta di fango non supportato da alcuna prova".
E noi siamo decisamente d'accordo. Solo che fa specie che a pronunciare queste parole sia il proprietario di riviste che sugli scoop scandalistici fondano la loro esistenza. Sentivo ieri sera alla radio un paparazzo che si stupiva di tutto il clamore suscitato da qualcosa che lui vedeva come perfettamente normale, ovvero il fatto che una volta scattate le foto compromettenti le si vendano ai diretti interessati invece che ad una rivista, anzi lo considerava un segno di riguardo verso i personaggi in questione. E dal suo punto di vista aveva ragione, perché è un intero sistema ad essere malato e corrotto. L'idea stessa che ci siano riviste che si basano sul rivelare i segreti più o meno veri dei VIP è aberrante, e chi su questo guadagna ha gravissime colpe, inclusa quella di perpetuare una pratica altamente diseducativa per il pubblico.
Quindi, onorevole Berlusconi, si comporti in maniera coerente: chiuda le sue riviste scandalistiche, e gli analoghi programmi televisivi che è possibile vedere sulle sue reti, e si dedichi ad attività socialmente più valide. Lo faccia, lei che può permetterselo. E se no, beh, chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

14 marzo 2007

Il ritorno della tubercolosi

E' già da vari anni che c'è allarme per l'insorgenza di nuove e aggressive forme di tubercolosi (TBC), che risultano resistenti a tutti gli antibiotici conosciuti. Ora Repubblica ci informa che anche in Italia ci sono stati, tra il 2003 e il 2006, otto casi di questa nuova TBC, come del resto se ne sono avuti in tutti i paesi industrializzati. Di questi otto casi, metà sono risultati mortali.

Non c'è da stupirsi di questo risollevare la testa di una malattia che evoca nell'immaginario sputi sanguinlenti e vite traviate (da Violetta a Mimì). Il continuo abuso degli antibiotici, dal loro incauto uso per curare l'influenza (inutile, perché l'influenza è virale) all'ampio utilizzo negli allevamenti intensivi, lager dove le infezioni hanno vita facile, alla stupidità di tanti pazienti che non concludono il ciclo di terapia come prescritto, ha alla fine l'effetto di selezionare ceppi batterici resistenti. E poiché non è così semplice scoprire nuovi antibiotici, questi ceppi costituiscono potenzialmente un grave problema sanitario.

13 marzo 2007

Anniversario

Ho scoperto, quasi per caso, che oggi è il primo anniversario dall'apertura del blog. Auguri!

12 marzo 2007

Un altro flagello per le api

Come se non bastassero le morie di api che abbiamo recentemente segnalato, adesso arriva anche la vespa velutina, una vespa asiatica che nel 2004 è arrivata dalla Cina in Francia, viaggiando insieme a una di quelle inutili e assurde merci che zigzagano avanti e indietro per il mondo: un carico di bonsai (ce lo racconta ecoblog). Questa vespa si nutre di api, arrivando ad attaccare gli alveari decimando le colonie, e quindi costituisce un ulteriore minaccia per le nostre povere api. Si sta espandendo rapidamente in Francia, e si pensa che presto passerà in Spagna. Quindi, prima o poi la vedremo anche da noi.

Sarebbe giusto e sacrosanto che l'importatore di bonsai venisse condannato a pagare tutti i danni, presenti e futuri. Magari servirebbe da deterrente ad altri aspiranti importatori di merci inutili. Ma sappiamo già che non avverrò, la "libera circolazione delle merci" è un dogma inattaccabile, per quanti disastri possa causare. E poi, come farebbe il consumismo occidentale senza gli operai-schiavi dell'estremo oriente?

Rivoluzione


Revolution is not something fixed in ideology, nor is it something fashioned to a particular decade. It is a perpetual process embedded in the human spirit.

Abbie Hoffmann

08 marzo 2007

Siccità e sue conseguenze

Dopo il caldo e secco inverno che abbiamo avuto, il più caldo dal 1800, ci avviamo ad un'estate di siccità. Dopo l'allarme lanciato dalla Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, che parla di Po, Arno e Tevere già a valori di portata molto bassi, il governo vara un piano anti-siccità, che prevede anche la "riduzione o la interdizione delle erogazioni per consumi idrici destinati a usi e servizi non essenziali". Le conseguenze della siccità sull'agricoltura potrebbero essere devastanti, ci ricorda la Confederazione Italiana Agricoltori.

Intanto, l'Enel si trova costretta a ridurre del 20% la produzione di energia idroelettrica, che costituisce la parte principale della produzione italiana di energia da fonti rinnovabili. Sarebbe auspicabile una campagna stampa che invitasse a non comprare condizionatori d'aria, così da limitare i consumi elettrici, ma si sa, il business non si tocca. Fino al prossimo black-out.

05 marzo 2007

La Cina si avvia a diventare superpotenza

Con un aumento di quasi il 18% del bilancio militare, e i piani di costruire almeno una portaerei e cinque sottomarini armati con missili dotati di testate nucleari (i JL-2, con gittata di cinquemila miglia), la Cina si appresta ad assumere un ruolo militare commensurato alla sua crescente potenza economica. E se il suo bilancio militare per il prossimo anno, pari a 45 miliardi di dollari, sarò solo un decimo di quello USA (almeno ufficialmente), questa corsa al riarmo non può che preoccupare, specie se la si considera unitamente alla insaziabile fame di materie prime che porterà la Cina a porsi sempre più in conflitto con le altre potenze mondiali.

La notizia proviene da La Stampa.

Barbarie saudita

Notizia di Repubblica:

Riad, 16:36
ARABIA: 90 FRUSTRATE A 19ENNE VITTIMA STUPRO DI GRUPPO
Una ragazza saudita di 19 anni, rapita sotto minaccia di un coltello, stuprata e picchiata in seguito da suo fratello è stata condannata a 90 frustrate per essersi incontrata con un uomo che non era un suo parente, come prevede la sharia, la legge islamica. E' quanto scrive la Saudi Gazette. La ragazza, indicata solo come 'G', era stata ricattata oltre un anno fa da un uomo che l'aveva minacciata di raccontare alla famiglia che stava avendo una relazione al di fuori del matrimonio. Dopo aver accettato di incontrare il suo ricattatore la giovane donna è stata fermata in macchina con l'uomo nei pressi della sua casa, rapita da una banda di uomini armati di coltelli da cucina che li hanno portati in una fattoria dove è stata stuprata 14 volte. Cinque uomini sono stati arrestati e condannati a pene da dieci mesi a cinque anni. I giudici hanno però anche deciso di condannare la donna perché aveva violato la norma la sharia che vieta contatti in pubblico tra uomini e donne estranei.
Mi sento malissimo, pensando a questa ragazza, alla sua giovinezza e voglia di vivere irrimediabilmente violate, a tutto ciò che ha subito, e alla dolorosissima e devastante "punizione" a cui deve ancora sottostare. Ti chiedo perdono, sconosciuta 'G', anche se non c'entro direttamente ti chiedo perdono, perché è il petrolio che anche io consumo che perpetua il regime illiberale e maschilista del tuo paese.

La notizia originale (in inglese) sulla Saudi Gazette.