31 agosto 2006

Test di armi nucleari

Sulla stampa internazionale si parla della possibilità che la Corea del Nord si stia preparando ad effettuare un test di un'arma nucleare. Il Guardian parla di una possibile visita del dittatore Kim Jong Il a Pechino, il cui scopo potrebbe essere quello di un chiarimento con il potente vicino cinese, l'Associated Press riferisce di attività che potrebbero preludere al test. Un completo riassunto delle notizie circolanti è disponibile sul Christian Science Monitor. Se la cosa si verificasse, sarebbe un serio motivo di destabilizzazione dell'area, oltre che un pessimo segnale riguardo alla crescente proliferazione di armamenti nucleari.

Nel frattempo, gli USA annunciano di aver effettuato un test nucleare sottocritico (cioè non esplosivo), "per raccogliere dati cruciali per mantenere l'affidabilità e la sicurezza delle armi nucleari della nazione". Lo scopo era di "esaminare il comportamento del plutonio quando viene sottoposto alle intense forze prodotte da esplosivi chimici" (che è il modo per far detonare una bomba atomica.

Comunque sia, sempre di armi nucleari si tratta. Mala tempora currunt.

Sottomarini tedeschi ad Israele

Apprendiamo dal Manifesto che la Germania fornirà ad Israele, paese che non ha firmato il Trattato di non-proliferazione nucleare, due sottomarini in grado di trasportare missili nucleari. Lo spettro della guerra nucleare aleggia sempre più insistentemente.

Il Manifesto, 25 agosto 2006
La «neutrale» Germania vende 2 sottomarini nucleari a Tel Aviv
Manlio Dinucci
«Esclusiva: Israele compra 2 nuovi sottomarini dalla Germania»: la notizia, data dal Jerusalem Post il 23 agosto, non è così esclusiva. Modestamente l'aveva già data il manifesto 8 mesi fa («Due sottomarini nucleari da Berlino a Tel Aviv») . Il giornale israeliano conferma però un fatto fondamentale, pur attribuendone la paternità a «fonti straniere»: i due sottomarini della classe Dolphin, che saranno forniti dalla Germania a Israele in base a un contratto firmato il mese scorso, daranno a Israele «superiori capacità di secondo colpo nucleare».
I nuovi sottomarini, la cui sigla è U-212, saranno costruiti dai cantieri Howaldtswerke-Deutsche Werft AG per 1.27 miliardi di dollari, un terzo dei quali sarà finanziato dal governo tedesco. Essi si aggiungono ai tre già forniti dalla Germania negli anni '90, due dei quali donati dal governo tedesco e un terzo pagato solo in parte da Israele. Il Jerusalem Post conferma che i due nuovi sottomarini, come i tre precedenti, saranno costruiti secondo «specifiche israeliane». Per capire: ai sei tubi di lancio da 533mm, adatti ai missili da crociera a corto raggio, ne vengono aggiunti in ogni sottomarino quattro da 650 mm, da cui possono essere lanciati missili da crociera a lungo raggio a testata nucleare, tipo il Popeye Turbo (testato nel maggio 2000 nell'Oceano Indiano) che può colpire un obiettivo a 1.500 km. Lo conferma il Jerusalem Post: secondo Jane's DefenseWeekly, i sottomarini hanno «la capacità di lanciare missili da crociera con testate nucleari». Secondo le specifiche israeliane, questi sottomarini hanno inoltre una maggiore velocità (20 nodi) e un maggiore raggio d'azione (4.500 km) e sono più silenziosi in modo da potersi avvicinare agli obiettivi senza essere individuati.
Quale sia lo scopo dello «scoop» del Jerusalem Post appare chiaro dall'inizio dell'articolo: «Di fronte alla corsa dell'Iran per ottenere potenza nucleare», Israele ha comprato dalla Germania altri due sottomarini, che gli forniscono «superiori capacità di secondo colpo nucleare». In realtà essi possono lanciare non solo un «secondo colpo nucleare», ossia una rappresaglia a un attacco nucleare, ma un primo colpo, ossia un attacco nucleare di sorpresa. Secondo esperti militari, dei tre Dolphin forniti dalla Germania, uno viene tenuto costantemente in navigazione nel Mar Rosso e Golfo Persico, l'altro nel Mediterraneo, mentre il terzo rimane di riserva. Con l'aggiunta di altri due, il numero di quelli in navigazione, pronti
all'attacco nucleare, potrà essere raddoppiato.
E questa è solo una parte delle forze nucleari israeliane, il cui potenziale viene stimato in 200-400 testate nucleari, con una potenza equivalente a quasi 4mila bombe di Hiroshima, e i cui vettori comprendono oltre 300 caccia statunitensi F-16 e F-15 armati anche di missili israelo-statunitensi Popeye a testata nucleare, e circa 50 missili balistici Jericho II su rampe di lancio mobili. Questi e altri vettori nucleari, puntati sull'Iran e altri paesi, sono pronti al lancio ventiquattr'ore su ventiquattro.
E' quindi non solo militarmente ma politicamente grave la decisione tedesca (frutto anche della pressione di Washington) di fornire a Israele altri due Dolphin, sottomarini utilizzabili per il lancio di missili nucleari. Come possono la Germania e gli altri due «negoziatori» europei (Gran Bretagna e Francia) apparire credibili nel chiedere all'Iran, firmatario del Trattato di non-proliferazione nucleare, garanzie che non costruirà armi nucleari? Essi ignorano che Israele, unica potenza nucleare in Medio Oriente, non ha mai firmato il Tnp e può così continuare indisturbato a potenziare le sue forze nucleari. Anche grazie agli U-212 forniti dalla Germania.

Israele usa cluster bombs in Libano 2

La notizia che avevamo riportato secondo cui Israele avrebbe usato in Libano le bombe a frammentazione (cluster bombs) è stata confermato nientemeno che dal Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan, come riporta Repubblica:

Israele: Annan denuncia uso di bombe a frammentazione
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha denunciato l'uso fatto da Israele in Libano delle bombe a frammentazione: "Ho chiesto alle autorità di fornirci mappe e indicazioni su dove siano state sganciate queste bombe, in modo che si possa proteggere i civili", ha detto Annan dopo un incontro con re Abdullah II in Giordania, nuova tappa della sua missione in Medio Oriente dopo Israele e Libano. "Questi ordigni non dovrebbero essere impiegati su aree civili e popolate. E' necesario muoversi rapidamente per neutralizzarli", ha aggiunto.

Questo vuol dire, tanto per essere chiari, che in futuro ci saranno per anni e anni bambini con arti dilaniati dall'esplosione delle piccole cariche esplosive disseminate da questi ordigni. Diritto a difendersi? Ma fateci il
piacere...

20 agosto 2006

Vacanze 2

Sono in vacanza, con un collegamento internet molto precario. Un'utile occasione per disintossicarsi un po'. La pubblicazione del blog riprenderà intorno al 30 di agosto. Buone ferie a tutti.

14 agosto 2006

Effetto boomerang

Riprendiamo dal Manifesto di ieri un commento ampiamente condivisibile:

Effetto boomerang
Valentino Parlato

Ieri tutta la stampa (quella occidentale almeno) gridava allarme per un terribile attentato terroristico, evitato all'ultimo momento dai servizi inglesi. «Terrorismo: il mondo in stato di allerta» era il titolo di Le Figaro. Tuttavia, nello stesso giorno del massimo allarme, Bush e Blair con due impegnati discorsi dicevano che era da molto tempo che i terroristi erano sotto controllo. E questo il nostro giornale, controcorrente, già notava nell'editoriale di ieri, distinguendosi dal coro di stampa e tv. Se è così, se tutto era sotto controllo, perché lo straordinario grido d'allarme? Perché bloccare le linee aeree e costringere migliaia di persone a stare ore e ore negli aereoporti, pieni di paura? Perché diffondere il terrore in tutto il mondo? Questi interrogativi mi sembrano più che legittimi e richiedono una risposta al perché di questa massima enfatizzazione dell'allarme. La prima risposta, un po' ovvia, è quella di rinfocolare nell'opinione pubblica la paura e l'odio per i terroristi, i «fascio-islamici» di Bush. Ma pensate, che cosa diremmo noi se dall'altra parte ci venisse l'accusa di «fascio-cristiani»? Si rafforza in me la persuasione che quella di Huntington è la dottrina fondamentale e fondamentalista di Bush e Blair, i quali non sapendo più che politica fare cercano una via d'uscita nella più suicida delle ideologie, quella del terrore.

Ma c'è - a me pare - un'altra domanda da porsi: questa massima esaltazione della paura ha accresciuto il consenso alle politiche di Bush e Blair oppure ha avuto un effetto boomerang? Le migliaia di persone in attesa negli aereoporti e i milioni di persone terrorizzati dalla stampa e dalla tv di ciascun paese si chiederanno - e con un po' di rabbia - ma perché ci avete bloccati negli aereoporti e perché ci avete terrorizzati se tutto, e da qualche mese, era sotto controllo? La risposta, di buon senso, di tutte le persone bloccate nei vari aereoporti d'Europa e d'America potrebbe essere quella di mandare al diavolo Bush, Blair e la loro guerra infinita, che sembra l'unica loro trovata per restare al posto di comando. Qui sarebbe il boomerang, che sarebbe un boomerang del buon senso. E qualcun altro potrebbe pensare che la trovata della «guerra in cielo» è un tentativo di sostenere la guerra in Libano, che, comunque finirà (se finirà), registra due fatti rilevanti: 1) l'arbitrarietà di questo attacco al Libano e ai palestinesi; 2) la sconfitta politica e anche militare dell'attuale dirigenza di Israele e dei suoi amici americani. Se gli hezbollah cominciano a essere paragonati ai vietcong, negli Usa e in Israele dovrebbero ripensarci.

«Il sonno della ragione genera i mostri» recitava un vecchio detto. Il dubbio che la ragione dorma di grosso è forte. Libano, Iraq, Afghanistan sono ormai guerre senza esito e che, proprio per questo, generano altre mostruosità. Il mondo è cambiato profondamente. Le guerre con vincitori e vinti, che sono nella nostra memoria e nella nostra esperienza, non sembrano più possibili. La prospettiva, se gli Usa continuano su questa strada, è quella di una guerra civile mondiale. In attesa di altre mostruosità, paure e massacri. Il nuovo secolo non comincia bene
.

13 agosto 2006

Vacanze

Sto troppo bene, qui nel mezzo della campagna toscana, per essere veramente pessimista. Anche se basta poco, come i discorsi del vicino che spera che l'intera zona diventi edificabile, per aprire abissi di cupezza. Ma per lo più sto bene, e passo molto tempo all'aperto, e questo è il motivo per cui il blog non viene aggiornato spesso. Ma domani si riparte, quindi abbiate fiducia...

09 agosto 2006

Laghi inquinati

Riportiamo dall'ANSA:

Ambiente: e' allarme laghi italiani
Legambiente, nel lago di Como la situazione piu' grave
(ANSA) - ROMA, 9 AGO - Legambiente lancia l'allarme per i laghi italiani, comunicando i risultati di 'Goletta dei laghi-Cigno azzurro'. La campagna ha coinvolto 8 laghi: il 40% dei campioni e' risultato fuori dai parametri previsti dalle norme sulla qualita' delle acque, mentre nel 13% dei casi l'inquinamento microbiologico rilevato, soprattutto alla foce dei fiumi, e' grave. La situazione piu' grave appare quella del Lago di Como, dove ben il 70% dei prelievi sono risultati off limits.

08 agosto 2006

Israele devasta il Mediterraneo

Comunque si voglia vedere il conflitto tra Israele e Libano (noi abbiamo un'idea ben definita in merito), causare catastrofi ecologiche nel mare di noi tutti non ha scusanti di alcun tipo. Tra il 13 e il 15 di luglio Israele ha bombardato la centrale elettrica di Jieh, alimentata ad olio combustibile, che si trova sul mare, circa 30 km a sud di Beirut. Ciò ha causato lo sversamento in mare di circa 30.000 tonnellate di nafta, un disastro di proporzioni paragonabili a quello della Exxon Valdez. La marea nera è stata dispersa lungo le coste del Libano, fino alla Siria, causando un disastro ecologico (e in prospettiva economico) di ingenti proporzioni. La figura qui accanto (clic per ingrandire), ottenuta da questo sito, mostra un confronto tra il 21 luglio e il 3 agosto, che è più chiaro di tante parole. Come se non bastasse, a causa della guerra finora nessuno è potuto intervenire per tentare di arginare i danni, perché la marina israeliana non consente a nessuno di avvicinarsi alla costa.

06 agosto 2006

Cuba

Per una volta, andiamo un po' fuori dal seminato. Riproduco qui sotto un bell'articolo di Gianni Minà su Cuba, uscito sul Manifesto del 3 agosto, in occasione dell'annuncio dell'intervento chirurgico a Fidel Castro. In realtà non siamo del tutto fuori dal tema del blog, visto che Cuba è stata, dopo la caduta dell'URSS e a causa dell'embargo USA, il primo paese che ha subito una transizione al regime "post-picco", ovvero ad una situazione di scarsità di petrolio. E se l'ò cavata bene. Dubitiamo che il tanto conclamato libero mercato se la caverà altrettanto bene, quando verrà il suo turno.

Cara Cuba, Fidel non ti lascia
La transizione cubana. Gli Usa sperano sia la volta buona, ma sbagliano
Il dialogo con la gente è il collante che tiene insieme il paese e che ha fatto tener botta a Cuba per mezzo secolo neutralizzando cospirazioni e strategie montate per distruggere il suo modello sociale e politico

Gianni Minà

Consiglio tutti coloro che, dopo l'intervento chirurgico subito lunedì da Fidel Castro, azzardano previsioni sul futuro di Cuba, di essere cauti. Sono cinquant' anni, o almeno diciassette, dal tramonto del comunismo sovietico, che molti compiono infatti incautamente questo esercizio prevedendo quasi sempre catastrofi per la rivoluzione socialista dell'isola.

Cuba invece è ancora li, infrangibile all'embargo e alle «politiche democratiche» che gli Stati uniti organizzano per annientarla; esempio di resistenza nel continente, pur fra tanti errori, allo sciagurato neoliberismo. Dalla settimana scorsa, dopo il vertice di Cordoba (Argentina) l'isola di Fidel è perfino reintegrata nel consesso delle alleanze commerciali e politiche dei paesi latinoamericani e candidata ad una prossima entrata nel Mercosur, antefatto di quella che sarà sull'esempio europeo l' unione degli stati sudamericani

Il tutto con palese sconcerto di George W. Bush che, troppo impegnato in Medio Oriente, non solo ha visto fallire l'Alca, il progetto di annessione economica del continente a sud del Texas, ma, dopo che il congresso aveva stanziato sessanta milioni di dollari per favorire «un cambio rapido e drastico» a Cuba (con tanti saluti al diritto di autodeterminazione dei popoli), aveva aggiunto ottanta milioni presi dal suo appannaggio presidenziale per dare la spallata finale alla revolucion. Un sogno eversivo che nove presidenti nordamericani hanno atteso prima di lui senza poterlo realizzare.

Un quadro simile può essere considerato solo il fallimento plateale dei presunti analisti della realtà cubana, ma per esempio Pierluigi Battista sul Corriere della Sera lo liquida invece come il crepuscolo politico di Fidel Castro. Tutti i giudizi sono rispettabili, anche quelli smentiti dai fatti, ma pur comprendendo il rimorso angosciante del collega per essere stato comunista, il suo giudizio mi pare indicativo di una polemica che gli ha preso la mano e gli fa addirittura paragonare la Cuba di Castro alla Corea del Nord di Kim Il Sung. E non mi riferisco solo all'argomento, credo ora non secondario per le nuove idee liberali del collega, che il Pil a Cuba cresce dell' 11 percento (grazie al corposo incremento dell'interscambio con Venezuela e Cina) ma anche al fatto che, secondo un rapporto dell'Università di California, l'aspettativa di vita dell'isola è di un anno superiore a quella degli Stati uniti, la mortalità infantile è la più bassa del continente e inferiore al tasso fisiologico dei paesi sviluppati e infine la scuola e l'università sono gratuiti, libri compresi, mentre il paese ha trentamila medici in missione tra America Latina e Africa, continenti saccheggiati dall'economia neoliberale, che secondo i duri nostalgici di Miami che festeggiano la malattia di Castro, dovrebbe restituire Cuba magari ai fasti dell'epoca della mafia, dei casinò e del torturatore Fulgenzio Batista.

Voglio riferirmi poi anche al contenuto del messaggio che Fidel ha inviato ai suoi compatrioti prima di sottoporsi all'operazione chirurgica e che rassicura i cubani sul fatto che qualunque cosa possa succedere, i programmi riguardanti salute pubblica, istruzione, e rivoluzione energetica del paese, continueranno affidati alle mani dei ministri competenti (José Ramon Balaguer e José Ramon Machado Ventura) e del segretario del comitato esecutivo del Consiglio dei ministri con la supervisione del responsabile del dicastero dell'economia Carlos Lage, del presidente del Banco Centrale Francisco Soberon e del ministro degli esteri, il quarantenne Felipe Perez Roque.

So che tutto questo è inusuale, quasi surreale per le nostre abitudini, e qualcuno può anche considerarlo un espediente retorico, ma ho imparato in tanti anni di reportage a Cuba e in America Latina che questo dialogo con la gente è il collante che tiene insieme il paese e che, spiazzando sempre le presuntuose previsioni del Dipartimento di stato ha fatto tener botta a Cuba per mezzo secolo neutralizzando le cospirazioni e le «strategie della tensione» montate dagli Stati uniti per distruggere il suo modello sociale e politico per quanto discutibile fosse.

I cubani, anche quelli che sono stanchi del socialismo e della retorica della rivoluzione sanno perfettamente che la loro sicurezza sociale sarebbe impensabile se i governi di Washington avessero potuto imporre modelli come quello segnalato nel sito del Dipartimento di stato e intitolato Cuba Libre, un piano di cinquecentocinquanta pagine dove si parla di una transizione nell'isola pilotata come sempre da Washington. Una transizione sul modello, per intenderci, messo in atto in Iraq con un altro uomo della Cia come Allawi che guiderebbe il cambiamento e magari con la collaborazione del solito Negroponte, l'uomo delle guerre sporche, sceglierebbe uno per uno i componenti del nuovo gabinetto cubano.

Non è fantapolitica. Il giorno 26 maggio si è celebrata per esempio una riunione urgente nella sede destinata appunto al piano «Cuba libre» presieduta da tal Caleb McCarry, scelto a diventare il futuro governatore della transizione a l'Avana. Con lui c'erano anche i congressisti Lincoln e Mario Diaz Ballart, figli di uno che fu fra i complici più stretti di Fulgenzio Batista, nonché dirigenti di varie organizzazioni anticastriste fra le quali anche alcune di quelle accusate di aver fiancheggiato i gruppi eversivi che dalla Florida negli anni hanno portato il terrore a Cuba, causando più di tremilacinquecento morti e diecimila feriti.

In collegamento telefonico via internet da l'Avana c'erano personaggi come Marta Beatriz Roque, considerata dal governo de l'Avana una agente del governo di Washington e invece una dissidente dai cubani di Miami. Erano stati invitati anche gli ambasciatori dell'Unione europea di Canada e Messico che però non si sono fatti vedere. Mentre erano presenti quelli di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia e Lituania, le ex nazioni comuniste diventate i capisaldi del governo Bush.

Caleb McCarry, non si sa con quanta credibilità, ha reso noto che la Segretaria di stato Condoleezza Rice aveva ottenuto in una conversazione con il ministro degli esteri italiano D'Alema una sorta di promessa di aiuto per favorire una transizione a Cuba ed ha annunciato che nella successiva riunione del gruppo in programma nell'estate a Praga avrebbe partecipato un rappresentante italiano. So che personaggi come McCarry, per quanto pericolosi, fanno parte del bestiario della sottopolitica degli Stati uniti ma penso che quando si affronta il controverso argomento Cuba bisognerebbe avere più equilibrio e più lealtà. Pierluigi Battista, per esempio, sa perfettamente che i cubani che hanno lasciato il proprio paese in zattera «cercando la libertà» sulla costa della Florida erano attratti da una logica infame per cui se fossero arrivati a toccar terra negli Stati uniti avrebbero avuto immediatamente il visto di ingresso e la carta verde per risiedere e lavorare. Realtà negata a qualunque altro latinoamericano che, come avviene nei passaggi di confine col Messico, o viene allontanato a schioppettate o fatto entrare indocumentato e quindi senza diritti. Col rischio di essere denunciato alla prima richiesta di tutela dallo stesso padrone che gli da lavoro e che lo farebbe rimpatriare subito.

Parlare poi ancora della repressione degli omosessuali (mentendo perfino sul ruolo di Che Guevara) in un paese come Cuba, dove è in corso un progetto di legge perché un essere umano possa cambiare sesso a spese della sanità dello Stato, è pura malafede. Dopo quello che è successo negli ultimi tre anni ad Abu Ghraib, a Guantanamo e nelle prigioni gentilmente concesse alla Cia in altri paesi, e dopo gli eccidi recenti di bambini, donne e vecchi innocenti in Palestina e in Libano, l'occidente e gli Stati uniti in particolare non hanno più l'autorità morale, come ha scritto Eduardo Galeano, per giudicare le illiberalità degli altri. Cosa vogliono insegnare gli Stati uniti di George W. Bush che hanno più di due milioni di detenuti nelle carceri, spesso gestite da privati, sui diritti degli esseri umani a cui viene tolta la libertà?

Per scrivere con il disprezzo usato ieri da Battista e da altri pensatori come lui, bisogna non aver dimenticato spesso le infamie commesse in nome della democrazia, come il terrorismo degli Stati uniti contro Cuba raccontato da Angelo Rizzo in un film che ieri sera ha chiuso la rassegna sul nuovo cinema italiano presentata a Torella dei Lombardi, provincia di Avellino, nell'ambito del Premio dedicato all'illustre concittadino Sergio Leone. O il terrorismo è accettabile quando viene fatto in nome dei nostri interessi?

Cuba è un paese complesso eppure, senza giustificare nulla delle sue contraddizioni, ha il diritto di essere giudicato con serietà, confrontandolo con la realtà sociale del continente latinoamericano e di tutti i sud del mondo ostaggio dell'economia capitalista. Al contrario della logica dei promossi e dei bocciati scelta da qualche giornale per stabilire in modo calcistico quali saranno le personalità che domani, dopo Fidel, governeranno Cuba, io penso di poter solo segnalare che il futuro di quest'isola, che da cinquant'anni smentisce tutti, è già presente nelle personalità del governo alle quali il vecchio Leader Massimo infermo ha affidato l'incarico di continuare un certo cammino nei settori vitali per la sopravvivenza di Cuba . Il ministro dell'economia Lage è un cinquantenne, il ministro degli esteri Felipe Perez Roque è un quarantenne. Proprio quest'anno a Salamanca il giovane ministro degli esteri riuscì a far sottoscrivere ai colleghi dei paesi latinoamericani riuniti con i governanti di Spagna e Portogallo due documenti, uno di condanna dell'embargo a Cuba da parte degli Stati uniti, e l'altro di richiesta perché il terrorista Posada Carriles, mandante nel '97 degli attentati alle strutture turistiche a l'Avana, in uno dei quali morì l'imprenditore italiano Fabio Di Celmo, fosse estradato dagli Stati uniti nei paesi che ne avessero fatto richiesta per rendere giustizia alle vittime dei suoi misfatti. Un risultato non da poco.
(g.mina@giannimina.it)

04 agosto 2006

Ricordate Mururoa?

Forse ricorderete l'indignazione nei confronti della Francia che percorse il mondo nel 1995, quando venne annunciata una nuova serie di test nucleari in Polinesia, nell'atollo di Mururoa. Alla fine ne vennero attuati sei, sugli otto previsti. In totale, i francesi hanno effettuato nei loro territori in Polinesia quasi 200 esplosioni nucleari!

Riporto da Repubblica:

PARIGI - I test nucleari francesi hanno fatto aumentare i casi di cancro alla tiroide nelle isole della Polinesia. Il sospetto non è nuovo, la certezza è arrivata pochi giorni fa: un'équipe di ricercatori transalpini assicura di aver stabilito "un legame fra le ricadute dovute ai test nucleari realizzati dalla Francia e il rischio di un cancro alla tiroide. Questo legame spiega un basso numero di tumori, ma è significativo". Ad affermarlo è un organismo ufficiale, l'Istituto nazionale della Sanità e della Ricerca medica (Inserm) per bocca di uno dei suoi direttori, Florent de Vathaire. I risultati completi saranno resi noti solo in settembre, ma l'annuncio ha creato scalpore nella Polinesia francese, dove le tensioni indipendentiste e il rancore contro gli esperimenti sull'atollo di Mururoa sono pane quotidiano. Vedi l'articolo completo

Chissà se in Francia qualcuno prova un po' di rimorso?

03 agosto 2006

New York spegne le luci

Una notizia dell'ANSA (grazie al contadino per la segnalazione):

Caldo: New York spegne le sue luci
Per dare energia ai condizionatori d'aria
(ANSA) - NEW YORK, 3 AGO - Per la seconda notte consecutiva anche Times Square a New York ha spento tutto, o quasi, per dare energia ai condizionatori d'aria. Nella città che non dorme mai, dove di norma i grattacieli sono illuminati anche la notte quando non c'è nessuno dentro, in questi giorni l'elettricità è diventato un bene prezioso, da risparmiare. Da 2 giorni il caldo è asfissiante con temperature intorno ai 38 gradi centigradi e un tasso di umidità da paese tropicale.
Se anche il cuore dell'impero si trova costretto a razionare l'energia, dovrebbe essere chiaro a tutti che stiamo camminando su un filo teso, e senza rete sotto. Ormai basta poco, un granello di sabbia nell'ingranaggio, un oleodotto sabotato, qualche centrale elettrica ferma per mancanza di acqua di raffreddamento, per rischiare di far collassare un sistema energetico alle corde. La soluzione ovvia sarebbe intraprendere politiche di risparmio: ad esempio, il ministro Bersani potrebbe andare in TV e col suo accento romagnolo dire che è meglio usare il ventilatore, piuttosto che il condizionatore, che fa pure male alla salute. Ma nessuno dei nostri politici ha la spina dorsale necessaria per fare qualcosa di così innovativo, inimicandosi i produttori e venditori di condizionatori. Preferiscono farci correre sul filo, nell'illusione che non perderemo mai l'equilibrio. L'economia deve girare, come la giostra del paese dei balocchi. Finché non ci renderemo conto di quali sono le conseguenze. Tutti abbiamo letto Pinocchio, ma solo pochi lo hanno interiorizzato.

01 agosto 2006

Anche noi siamo colpevoli

Possiamo anche indigniarci per i bambini morti, però anche noi, come comunità nazionale, abbiamo le mani sporche di sangue. Riporto da Metamorfosi:

Libano: Italia la prima fornitrice d'armi

L'Italia è stata la prima fornitrice di armi al Libano tra il 2000 e il 2004 e con 34,1 milioni di dollari, dopo Russia e Cina, è il maggior esportatore di materiali bellici in Medio Oriente. Lo svela un'inchiesta del mensile Microfinanza, basata sui dati del commercio estero delle Nazioni Unite. Il traffico d'armi e munizioni verso Iran, Sudan, Libia, Siria e Libano ha reso ai Paesi occidentali ben 327 milioni di dollari in quattro anni. In testa la Russia con 86 milioni di dollari di materiali, in gran parte destinati all’Iran, ma anche alla Siria, al Libano e alla Libia. I clienti preferiti del nostro Paese sono soprattutto la Siria, rifornita per oltre 20 milioni di dollari, e il Libano, a cui sono andate armi per 13,8 milioni. Le esportazioni italiane a Damasco hanno riguardato parti e accessori di mirini telescopici per carri armati, prodotte da Galileo Avionica, la società controllata da Selex Sensors and Airborne Systems (Finmeccanica 75%, Bae Systems 25%); nel caso del Libano, invece, le vendite sono state di armi leggere e munizioni.

Non abbiamo scuse. Siamo colpevoli anche noi.